Storytelling Chronicles #3: La ragazza del Bukhansan di Silvia Bucchi

Cover di Tania

 

Buon pomeriggio a tutti. Oggi il blog partecipa con un mio racconto allo Storitelling Chronicles , la rubrica ideata da Lara de La nicchia letteraria, che ringrazio.

Il tema del mese di aprile è una meravigliosa foto, che mi ha ricordato tantissimo la Corea del Sud, o meglio, i paesaggi delle serie coreane. Amo molto le serie asiatiche, che seguo da più di un anno. Per me è stata una sfida la scelta di questo argomento, ma anche un modo per scoprire qualcosa di nuovo e per viaggiare con la fantasia.

Questa è la foto che Lara ha scelto

Storitelling Chronicles #3

Titolo: La ragazza del Bukhansan

Autore: Silvia Bucchi

L’odore dei rifiuti penetra nelle mie narici, le parole cariche di sdegno e di crudeltà delle mie compagne di classe rimbombano ancora nelle mie orecchie. Sto per piangere di nuovo e mi impongo di pensare che sia finita, che sia tutto passato e che stia tornando a casa, nella mia amata foresta. In fondo sono la ragazza del Bukhansan e niente e nessuno potrà mai cambiare questa realtà, perché è lì che sono conservati i miei ricordi più belli.
La Corea del Sud,il paese dove sono nata e in cui vivo, con le foreste, i parchi nazionali e vere e grandi oasi naturali che affiancano le città ultra moderne come Seul – lo sapevate?- la pace e la natura da un lato, il caos cittadino, i locali alla moda, il traffico caotico delle metropoli dall’altro, situati a pochi metri di distanza, sono le due anime della mia terra. Mi chiamo Han So Ra e anch’io dovrei abituarmi alla mia nuova vita, in uno dei quartieri più esclusivi di Seul, dove mi sono trasferita dopo la morte della nonna, ma non riesco a farlo, perché sono legata alle mie origini e alla natura incontaminata del parco nazionale di Bukhansan, situato nella città di Uijeongbu, nella periferia sud di Seul. Avevo vissuto sempre in quella zona, fino a quando non ero stata costretta a trasferirmi nella dimora sontuosa dei Choi. La famiglia Han aveva sempre lavorato all’interno del parco nazionale del Bukhansan, che era gestito dal Korea National Park Service, l’ente a cui erano appartenute la mamma e la nonna fino alla fine dei loro giorni. La mia vita non era sempre stata felice e tranquilla, perché mia madre aveva deciso di togliersi la vita, ingerendo un intero flacone di barbiturici, quando avevo da poco compiuto sei anni, ma grazie alla mia amata nonnina, che era riuscita a rimettere insieme il mio cuore spezzato, avevo avuto un’infanzia serena. Mi aveva cresciuto con amore, fatto sentire protetta e insegnato il nome di tutte le piante e gli arbusti che popolavano il parco. Insieme distribuivamo i sacchi a pelo e il ramen istantaneo ai turisti, oppure fornivamo gli itinerari migliori agli escursionisti. Sapete che la Corea del Sud è il luogo migliore per fare trekking e che il parco del Bukhansan accoglie circa cinque milioni di visitatori ogni anno? In quei paesaggi mozzafiato ho trascorso la mia infanzia e i primi anni dell’adolescenza. La nonna ed io abbiamo percorso insieme quasi ogni angolo di quel paradiso terrestre, ma avevamo il nostro itinerario preferito, un sentiero circondato da alberi altissimi, che conduce in un luogo meraviglioso.


Scesa dalla linea A della metro di Seul, raggiungo il Bukhansan e mi confondo tra i visitatori del parco. A differenza della folla che mi circonda ,so con sicurezza dove dirigermi e dopo aver salutato l’addetta del servizio informazioni, che era stata una grande amica di mia nonna, mi mi sposto a passi spediti verso un sentiero circondato da alberi imponenti e alti. Il sole filtra tra i rami, deliziandomi con un gioco di luci ed ombre, che mi fa sentire di nuovo a casa, nel mio mondo. Gli insulti e la violenza delle mie compagne di classe ora mi sembrano lontani anni luce. Sento di nuovo la nonna vicino a me e riesco perfino a ridimensionare i miei problemi sentimentali. In fondo credo di non essere la sola sedicenne innamorata del ragazzo sbagliato, no? Anche se trascorro gran parte del mio tempo libero circondata da bulle e mi sono innamorata di Choi Hyo Jun, che mi ha sempre considerato come una sorella da proteggere, il sole avrebbe continuato a sorgere e a inondare di luce il sentiero, i rami di questi meravigliosi arbusti centenari avrebbero continuato ad essere accarezzati dal vento e io avrei avuto la possibilità di cominciare un nuovo giorno e di cambiare alcuni aspetti della mia vita, che erano diventati un terribile cliché .
Non ho individuato il momento esatto in cui la mia vita è diventata così simile a quella delle eroine delle serie televisive che seguo la sera, chiusa nella mia nuova ed elegante camera da letto , circondata dal lusso in cui da sempre vive la famiglia Choi.
Una delle caratteristiche dei drama coreani, che divoro con la stessa energia del pollo fritto del fast food, sono le eroine di ceto medio basso che vengono accolte nella ricca dimora di una famiglia milionaria, finendo per innamorarsi del rampollo della casa, proprio come è successo a me, anche se avevo avuto un debole per Hyo Jun da quando ero bambina e lui veniva a trovarmi con la madre, Choi Sin Na, che era stata una grande amica della mia. Erano cresciute insieme e avevano mantenuto sempre un rapporto di amicizia, anche se la mamma aveva dovuto crescere una bambina da sola e ad un certo punto si era arresa, togliendosi la vita, mentre la sua migliore amica aveva sposato un miliardario, dopo essersi laureata in legge in una prestigiosa università. Assorta nei miei pensieri, giungo alla fine del sentiero. Circondato dagli alberi, scorgo un maestoso lago e mi diriggo a passi decisi verso una panchina. Da quel punto il panorama è spettacolare e posso osservare il sole filtrare i rami e riprodurre il gioco di luce, che avevo già ammirato mentre percorrevo il sentiero, anche sul lago.
Ero seduta proprio su quella panchina, quando, tanti anni prima, avevo annunciato che avrei sposato Hyo Jun, mentre le nostre mamme e la nonna ridevano per la mia audacia. Il mio futuro sposo invece era arrossito e poi mi aveva rivolto un timido sorriso.

 

La famiglia Choi mi ha accolta come una figlia e sento in ogni momento il loro affetto avvolgermi e trasformarsi in una sorta di copertina di Linus. Quando sono triste e la mancanza della nonna diventa soffocante, Sin Ha mi stringe tra le braccia e mi racconta mille aneddoti divertenti sull’infanzia della mia mamma, riuscendo a strapparmi un sorriso tra le lacrime. Hyo Hun, dal canto suo, percepisce sempre il momento esatto in cui la nostalgia per la mia vita passata e per le persone che ho perduto torna ad assalirmi e cerca di confortarmi in vari modi. Spesso sale con me su una carrozza della linea 1 e mi accompagna al parco, percorre con me il sentiero alberato. Ci sediamo sulla panchina, osserviamo il lago e ricordiamo la nonna. Altre volte restiamo in casa, ci chiudiamo nella mia stanza e guardiamo insieme un drama, ridendo per le situazioni poco realistiche vissute dai personaggi. La somiglianza tra Hyo Hun e il mio attore coreano preferito, Lee Min Ho, è per me innegabile: gli stessi capelli setosi e lisci e uno sguardo carico di dolcezza. Mi sono innamorata della versione di quindici anni più giovane di Lee Min Ho, anche se quando ho iniziato a provare un sentimento simile per Hyo Hun, ancora non avevo perso la testa per l’attore coreano che, stampato sul mio poster preferito, mi spia mentre faccio i compiti. Ad essere sincera ne ignoravo persino l’esistenza.

 

Se la famiglia Choi mi aveva donato affetto e protezione, i miei nuovi compagni di classe avevano deciso di rendere la mia vita un vero inferno. Un altro cliché dei drama prevede che l’eroina appartenente a una classe sociale medio bassa spesso si trovi a dover cambiare scuola e a frequentare uno dei licei più facoltosi della nazione, facendo innamorare il ragazzo più popolare, ma diventando il bersaglio di violenze ed atti di bullismo. Purtroppo è successo anche a me. Vengo insultata ogni giorno. A volte nei corridoi, quando mi vedono passare, Gang Seon A e le sue amiche imitano l’urlo di Tarzan, per ricordarmi che vengo dalla foresta, cosa che in realtà mi ha sempre riempito di orgoglio. Spesso mi insultano, facendo riferimento a mia madre e alla sua decisione di togliersi la vita. Campagnola e accattona sono le ingiurie più gentili che mi hanno rivolto le mie nuove compagne, quelle che formeranno l’élite culturale coreana del futuro. Se durante la visione di un drama, trovi il coraggio di urlare contro la smart TV , insultando il personaggio che si è reso colpevole di un episodio di bullismo, tutto cambia quando quelle offese e quelle crudeltà vengono rivolte contro di te nella realtà. Spesso penso alla nonna, sento la mancanza del mio vecchio mondo e temo di non riuscire ad abituarmi alla mia nuova e dorata realtà. Vorrei scorgere un volto amico, che non sia quello di Hyo Hun, ma ad accogliermi trovo solo gli sguardi pieni di disprezzo dei miei nuovi e ricchi compagni, che mi considerano solamente un’arrampicatrice sociale, pronta ad approfittarsi della ricchezza della famiglia Choi.
Davanti a quelle prese in giro, all’urlo di Tarzan o alla memoria di mia madre che viene infangata, reagisco raggiungendo il mio armadietto o l’aula a testa alta, senza insultare nessuno e cercando di impedire alle lacrime di scendere. Hyo Hun litiga con i suoi amici per me, ma faccio sempre in modo che non colpisca nessuno per difendermi. Questo è stato uno schema consolidato fino a ieri, quando la situazione è precipitata, spingendomi a prendere la metro e a raggiungere il parco, di giovedì mattina quando dovrei essere a lezione. Ieri era il compleanno della nonna, il primo senza di lei. Il dolore era forte e quando ho aperto il mio armadietto, trovandolo pieno di rifiuti, un gentile omaggio dei miei compagni di scuola, non ero riuscita a trattenere le lacrime , mentre un odore nauseabondo feriva le mie narici. Stavo piangendo disperata, senza più freni, mentre il gruppetto di rideva di me e non avevo prestato attenzione a Hyo Hun, che si era avventato sul fidanzato di una delle mie compagne, colpevole del vile gesto ai miei danni. Il liceo non poteva tollerare alcun atto di violenza e la situazione era sfociata in un vero e proprio putiferio. Sin Ha e il presidente Choi erano stati convocati dal preside ed erano riusciti per miracolo ad evitare l’espulsione del loro unico figlio. Mi sentivo colpevole, anche perché Gang Seon A mi aveva accusato di essere l’unica responsabile delle disgrazie accadute alla famiglia che mi aveva offerto un nuovo inizio e un posto dove stare. Non ho mai conosciuto mio padre, che ha pensato bene di scappare dopo che la mamma gli aveva comunicato di essere incinta. Dopo la morte della nonna, se non ci fossero stati Hyo Hun e Sin Ha sarei rimasta sola al mondo, senza prospettive se non un istituto. Forse avrei potuto contare sulla benevolenza delle amiche della nonna o su qualche compagno di classe gentile, visto che nella mia vecchia scuola ero sempre stata molto apprezzata. Dovevo tutto alla famiglia Choi e avevo ripagato il loro affetto, mettendo nei guai la persona che più amavo, dopo la nonna, Hyo Hun.
Sono assorta nei miei pensieri. Il lago è davanti ai miei occhi, ma non riesco a percepirlo.

 

 

Una voce però riesce ha riportarmi alla realtà. Huy Hun sbuca dal sentiero, annunciando il suo passaggio con un lieve scricchiolare delle foglie sotto le sue scarpe da trekking firmate.
Abbozza un sorriso tirato, che viene illuminato dal sole che filtra tra i rami. «
«Sapevo di trovarti qui. Servizio a domicilio» mi informa, mostrandomi una busta del fast-food bb.q, famoso per il suo pollo fritto, che tra parentesi è il mio cibo preferito, dettaglio di cui il mio migliore amico è perfettamente a conoscenza.
«Non dovresti essere qui. Solo ieri hai rischiato una sospensione per causa mia. Il tuo posto ora è a scuola. Il preside ti terrà sott’occhio.» lo rimprovero.

«Siamo gli studenti migliori del nostro anno. Il fiore all’occhiello dell’istituto. Non accadrà nulla.» mi rassicura, sedendosi accanto a me sulla panchina.
Gli ricordo che il giorno prima il preside non si era dimostrato tanto benevolo nei suoi confronti e che, sebbene appartenessi alla famiglia Choi, non aveva mai mosso un dito per proteggermi dalle ragazze ricche che passavano il tempo a bullizzarmi, nonostante la richiesta di Sin Han di tutelarmi.
Hyo Hun mi conosce benissimo e sembro sempre un libro aperto per lui.
«So Ra, potresti smetterla di ritenerti colpevole? Sei tu la vittima. Non hai chiesto tu al gruppo di Gang Seon A di tormentati e ho deciso da solo di dare una lezione a quell’idiota , assumendomi tutte le conseguenze del mio gesto. Quindi cerca di goderti noi due, la natura incontaminata e questo cibo spazzatura che ti distruggerà il fegato. » mi sorride, offrendomi un cosciotto di pollo fritto. È quasi mezzogiorno e il mio stomaco ha iniziato a brontolare, visto che quella mattina ero fuggita via, senza fare nemmeno colazione.
Restiamo in silenzio per un po’, mentre terminiamo di gustare la frittura. Al posto della birra, che di solito viene utilizzata per accompagnare il pollo, Hyo Hun mi offre una lattina di Coca Cola. Sembra proprio che il giovane Choi abbia deciso di attentare alla salute del mio stomaco.
Dopo aver terminato di mangiare restiamo in silenzio per un po’.

 

Alla fine è Hyo Hun a rompere il silenzio.

«Ti ricordi quando, proprio qui, hai espresso la tuo desiderio di sposarmi?» mi domanda, diventando improvvisamente serio.
Divento rossa per l’imbarazzo. Sono proprio un cliché, penso, mentre cerco di minimizzare.

«Durante l’infanzia si dicono e fanno cose davvero buffe» fingo di sorridere, ma in realtà vorrei che il terreno o il lago mi inghiottissero.

«Peccato. Avrei volentieri accettato la proposta. Credo che saremmo stati una bellissima coppia. » sorride sicuro di sé, mentre il suo viso è ormai a pochi centimetri dal mio. Ma come ha fatto ad avvicinarsi così tanto a me, senza che me ne rendessi minimamente conto?
Le sue labbra accarezzano le mie in un dolcissimo bacio mentre il vento muove i rami degli alberi e i raggi del sole riscaldano i nostri corpi abbracciati.
Mi chiamo Han So Ra e forse la mia nuova vita non è poi così male.

Fine

Copyright @ 2020 Silvia Bucchi
Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

 

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21 commenti su “Storytelling Chronicles #3: La ragazza del Bukhansan di Silvia Bucchi

  1. A parte qualche imprecisione dovuta a ripetizioni probabilmente dovuti a errori di battitura e qualche virgola di troppo o di meno penso che questo racconto sia il tuo più completo e che rende meglio l’idea della storia da quando abbiamo iniziato la rubrica.
    Si vede il tuo grande amore per la Corea, per i drama coreani ed è palese quanto ti piaccia. E’ sempre bellissimo trasmettere ciò che ci piace quando scriviamo quindi bravissima

  2. Stephi il said:

    Ciao Silvia! È stato un piacevole tuffo in un mondo a me del tutto sconosciuto quello che mi hai fatto fare con questo racconto 🙂 Ti ringrazio! Ho trovato particolarmente interessante il parallelismo tra serie tv e vita della protagonista. Molto dolce poi il richiamo al passato, alla scena dove So Ra dichiara di voler sposare Hyo Hun nel parco, e come poi quel desiderio espresso da bambina si stia poi avverando anni dopo.
    Mi è sembrato però che avessi anche una certa urgenza di svelare tutti i pezzi del puzzle che completano il background di So Ra, e che per questo tu li abbia inseriti senza però dargli l’approfondimento che meritano. Parli infatti, nel racconto, di tante tematiche (la perdita della madre e della nonna, l’abbandono del padre, l’affidamento a una nuova famiglia, il bullismo, l’amore, per citarne alcune) che secondo me potrebbero tranquillamente essere sviluppate a parte, in ulteriori capitoli. È vero che è un racconto “one shot”, per cui immagino tu abbia cercato di inserire il maggior numero di dettagli per farci capire al meglio quante più cose possibili della protagonista, ma c’è davvero tanto da digerire in questa storia. Dividendo tutte queste informazioni in più capitoli, a parer mio, daresti il giusto spazio ad ogni tema ed eviteresti di dover trasformare gli argomenti in accenni che lasciano al lettore una sensazione di “incompletezza”, come se allo scritto – che nel complesso è buono – mancasse qualcosa. Ovviamente, il mio vuole essere solo un consiglio: di sicuro la capacità di scrivere bene non ti manca!
    Alla prossima storia, Stephi

    • silviatralerighe il said:

      Buongiorno Stephi. Grazie mille. Sono contenta di averti fatto fare un tuffo in un mondo a te sconosciuto. Non riesco ancora bene a dosare le informazioni da inserire in un racconto. In realtà nelle mie intenzioni c’è quella di sfruttare il mese di maggio e l’uso della prima persona per approfondire le vicende dei personaggi, e in particolare della protagonista. Ci sono molte cose non dette. Quindi, come è successo già con Noah e Riley, i due personaggi torneranno. L’ho deciso durante la stesura di questo racconto, perché mi sono resa conto di avere altre cose da dire su di loro. Vorrei concentrarmi su un particolare momento. A presto. Silvia. Ps. Grazie ancora.

  3. Silvia Bragalini il said:

    Ciao Silvia!
    Innanzitutto devo ringraziarti perché questo tuo racconto è stato davvero istruttivo per me: il mondo dei drama coreani mi è completamente sconosciuto, così come la bellezza dei parchi della Corea del Sud! Ci sono così tante cose da scoprire al mondo… e si vede che tu ne sei un’esperta!

    Non mi aspettavo così tante analogie tra i teen drama asiatici e quelli americani (armadietti, bullismo, fast food, ragazzi/e di umili origini che si ritrovano in una scuola per ricconi…), ma tu comunque hai saputo rielaborarle bene.

    Secondo me la parte più originale della tua storia è quella relativa alle origini della protagonista, alla sua famiglia ed al suo attaccamento alla natura (caratteristica perfetta per il tema del mese).

    La forma mi sembra nel complesso corretta e senza particolari errori.

    Ancora complimenti, la tua storia mi è proprio piaciuta!

    • silviatralerighe il said:

      Ciao Silvia. Grazie ancora. In realtà c’è un po’ di tutto nei drama asiatici. In alcune di queste serie ci sono queste scuole particolarmente costose, dove la protagonista di turno giunge grazie a una borsa di studio. Non in tutte le serie ovviamente. Il bullismo spesso e volentieri è presente. In realtà nelle ultime serie che ho visto ho notato che esiste una catena di negozi che vende pollo fritto, in uno stile che ricorda davvero tanto quello del fastfood. Ovviamente è solo una delle tante realtà che riguardano la Corea del Sud, ma ho avuto una voglia terribile di pollo fritto mentre guardavo gli episodi (ho tormentato Susy a riguardo) che ho pensato di inserirlo nella storia. Ma è una delle tante realtà. Sono molto belle anche le serie storiche coreane. La realtà della serialità asiatica mi sembra piuttosto variegata. Io ho scelto gli elementi che ritenevo più funzionali alla mia storia. Ho scelto di parlare della Corea proprio per i paesaggi meravigliosi che ho scoperto guardando alcuni drama. Quando ho visto la foto di Lara ho pensato a loro. Grazie, sono contenta che proprio quella parte ti sia piaciuta. Grazie ancora.

  4. Condividendo il tuo apprezzamento per le serie asiatiche, non posso che promuovere a pieni voti la scelta dell’ambientazione. Tratti di molte tematiche con una scrittura abbastanza fluida e il finale è stato davvero bello. Brava 🙂

  5. Debora il said:

    Ciao Silvia.
    Ci sono davvero tante cose da dire su questo racconto, per cui temo verrà fuori un papiro.
    Provo ad andare per ordine. Comincio subito dal fattore scrittura, il più semplice da trattare: direi scorrevole e sostanzialmente corretta (a parte alcune virgole e qualche ripetizione). Belle le descrizioni, mai eccessive.
    C’è qualcosa che invece non mi quadra del tutto nell’architettura del racconto.
    Non sono riuscita a digerire bene la prima parte, nel senso che certe informazioni in essa contenute sono necessarie, è vero, per capire il background della protagonista, però o sono troppe, o quasi tutte concentrate lì.
    Se da un lato quelle informazioni mi aiutano a comprendere meglio la protagonista, è anche vero che, per come sono messe, creano lentezza. Ho anche il dubbio che tutto quel pezzo possa suonare come una forzatura: sembrerebbe quasi che, più che essere funzionale al resto del racconto, stia lì a testimoniare soprattutto il tuo amore per la Corea, nonché per dimostrare quante cose sai. Ora, per gli espertoni del settore questo sarebbe un errore imperdonabile. Io non ne sono poi così convinta: a me piace quando qualcuno trasmette amore per qualcosa. Forse dovresti farlo in modo meno evidente, più sottile.
    Andando avanti, trovo che l’equilibrio tra ciò che sta accadendo adesso (lei è nel bosco) e il rievocare quel che è accaduto, o di solito accade alla protagonista a scuola, sia troppo sbilanciato verso il secondo elemento, ovvero il passato. Indiscutibile: il bullismo e la situazione familiare contano tantissimo, e il racconto non avrebbe alcun senso, senza quegli aspetti, però mi sono trovata a perdere il filo di quel che Han So Ra sta facendo adesso, soprattutto alla luce del finale.
    L’ultima parte è in effetti quella più dinamica, che genera maggior attrattiva, secondo me. Addirittura, dal punto di vista grafico è la più appetibile in quanto non si presenta come un muro di testo.
    Una cosa mi ha fatto divertire parecchio: Han So Ra è un cliché vivente, e lo dice pure! Ecco, pur essendolo davvero, non mi ha fatta annoiare.
    Al di là di struttura e tecnicismi, il tuo racconto tocca tematiche sulle quali non si dirà mai abbastanza e lo fa, tra l’altro, senza preoccuparsi di mostrare quel giudizio morale che tu, giustamente, lasci al lettore.
    Forse non hai trovato l’equilibrio perfetto, però a me questa storia è piaciuta. Alla prossima.

    • silviatralerighe il said:

      Ciao Debora e grazie per aver commentato. Sono contenta che la storia ti sia piaciuta. In realtà credo che in alcune parti io mi sia lasciata molto andare nel fornire informazioni, che avevo appena cercato e scoperto. Per scrivere questo racconto infatti, ho fatto anche un’attività di ricerca, soprattutto in relazione ai parchi nazionali della Corea, scoprendo cose che non sapevo. Mi ero resa conto io stessa di aver inserito troppe informazioni e ho tagliato molto, durante la revisione. L’inizio del racconto in origine ricordava parecchio quello di una guida turistica della Corea. In ogni caso è stato un percorso davvero interessante, perché ho scoperto cose nuove che in un drama non mostrano. Devo imparare a dosare tutti gli elementi che inserisco e a metterli in equilibrio. Pian piano ci riuscirò. Grazie ancora. A presto. Silvia.

  6. Anne Louise Rachelle il said:

    Ciao Silvia! Premetto che sono una super appassionata di drama coreani perciò per quanto mi riguarda col tuo racconto hai sfondato una porta aperta. Che dire? Hai scritto un vero e proprio tributo al mondo dei drama, celebrando i main themes più utilizzati e sottolineando la bellezza di certe ambientazioni naturali davvero mozzafiato. Mi è sembrato quasi di stare “guardando” una puntata mentre leggevo! Sei stata fedelissima e mi è piaciuto come hai saputo utilizzare l’immagine tematica per raccontarci della tua passione, davvero molto originale.
    Per quanto riguarda il plot, devo ammettere che hai gettato moltissima carne sul fuoco, con riferimenti al passato della protagonista anche molto pesanti che – secondo me – meritavano un approfondimento maggiore. Non so se hai intenzione di portare avanti questa storia, ma di sicuro sarebbe molto interessante scoprire qualcosa di più su questi ragazzi, sul loro amore nascente, sul background di entrambi. Così com’è il racconto si presenta come una specie di resoconto, ma credo che potrebbe essere davvero la base per altri episodi ambientanti in questo mondo che personalmente adoro. Quindi… alla prossima!

    • silviatralerighe il said:

      Ciao Anne Louise. Grazie. Sono contenta di aver incontrato un’altra fan dei drama coreani. Grazie davvero per il tuo commento. Ero pienamente consapevole di aver messo parecchia carne nel fuoco (volevo spiegarvi un po’ il suo stato d’animo e tutto ciò che l’aveva portata fino alla foresta) e avevo già deciso di utilizzare il mese di maggio per raccontarvi altri pezzettini della storia, solo che avevo intenzione di scriverla attraverso un altro POV, però i due protagonisti torneranno. Non ho smesso di pensare a loro e di scrivere su di loro. Grazie ancora per aver commentato. A presto. Silvia.

  7. Ciao, Silvia! Sono arrivata prima, stavolta ahah

    Procediamo per gradi. Sicuramente hai adoperato benissimo la tematica “grafica” del mese. Mi è piaciuto immergermi nell’ambientazione sud-coreana che, a quanto pare, conosci molto bene. Lo si nota fin da subito, il tuo amore verso la cultura del luogo e la nazione in sé, ed è un’adorazione che arriva pure al cuore del lettore, quasi inducendolo a desiderare di visitare tutte le sopracitate meraviglie descritte semplicemente a parole -il coreano è il cibo asiatico che adoro di più al mondo, sai? Un giorno mi piacerebbe proprio vedere dal vivo quanto hai scritto! Ora, sono curiosissima a riguardo ed è tutta colpa tua! Ahah-. Ciò che, però, non ho gradito sono quelle piccole parentesi alla “Alberto Angela” -passami l’espressione ahah- che hai volutamente inserito nella storia. Capisco la necessità di informare, per una maggiore completezza di comprensione, ma forse avresti potuto arrangiare tali nozioni in maniera diversa, mascherandole meglio fra una scena e l’altra della vita di So Ra, ad esempio.

    Parliamo adesso dell’ultima parte del tuo testo. A mio parere, sei stata un pochino frettolosa: mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa in più, soprattutto dei dettagli correlati al modo in cui il giovane Choi si è ritrovato innamorato della ragazza -l’aspetto favolistico non mi ha disturbata, anzi, l’ho apprezzato tantissimo, ma come lettrice necessito di qualche spiegazione realistica in più, forse un cambiamento nell’atteggiamento di lui che, anche se è sempre stato protettivo nei suoi confronti, inizia a dimostrare, non so, un interesse più evidente verso di lei… Insomma, un elemento del genere avrebbe fatto la differenza, per me!-. Inoltre, avrei voluto “vedere” davvero l’amicizia con Hyo Hun: sebbene tu abbia toccato argomenti importanti che sono innegabilmente rilevanti non solo nel tuo prodotto ma anche nel nostro quotidiano, proprio per i richiami che hai sottolineato nel corpo del testo -le serie tv, la proposta di matrimonio nell’infanzia, il fatto che la ragazza fosse innamorata ancora del suo migliore amico nonostante le poche possibilità, a detta sua, di trasformare il rapporto in altro, il finale molto tenero e romantico-, mi è parso che la storia avrebbe dovuto essere incentrata sui due ragazzi e, insieme, purtroppo, li ho riscontrati in pochissime parti, quasi di sfuggita, come se fossero delle macchiette e non i main characters. Secondo la mia opinione soggettiva, quindi, ci sarebbe voluta qualche aggiunta ben piazzata, giusto per non far perdere il focus al lettore.

    Per il resto, è molto bello ed è riuscito a emozionarmi 😉 Il tuo stile continua a piacermi, sempre di più, ti avviso :3

    P.S.: Occhio agli errorini di battitura, eh! 😉 Sono pochi, ma ci sono… Forse il più grave è questo: “Una voce però riesce ha riportarmi alla realtà.” ^_^ Scusa, sono un po’ pignola se parliamo di refusi e quant’altro ahah XD

    • silviatralerighe il said:

      Ciao Lara… Grazie mille… Grazie per l’opportunità, grazie per i consigli. Fai benissimo ad essere pignola. A presto. Silvia.

  8. Ciao Silvia!
    Prima premessa: non conoscevo nulla dei drama coreani ma è stata una piacevole scoperta e si capisce che tu ne sei appassionata. Riesci a trasmettere l’amore per queste serie ed è un pregio del racconto.
    Seconda premessa: ambientare l’immagine-tema di questo mese in Corea del Sud è una novità che ho apprezzato tanto, anche perché apri a una serie di elementi nuovi che per noi occidentali sono difficili da immaginare e lo fai molto bene.

    Detto questo… la trama mi è piaciuta molto, però resta sbilanciata nel susseguirsi degli eventi. Forse bastava tenere qualche dettaglio della vita con la nonna per quando Han So Ra è di nuovo nel parco, così da alternare la narrazione e renderla più uniforme, mettendo un equilibrio tra i momenti di stasi – in cui descrivi/rifletti sul passato della protagonista – e quelli di azione nel presente.
    È bello che questa giovane protagonista sappia riconoscere di essere un cliché e questo la rende meno scontata, oltre a coinvolgere nella sua esperienza e in un tema che deve sempre essere tenuto a mente e affrontato.
    Alla prossima

    • silviatralerighe il said:

      Ciao Federica, grazie. Sto cercando di imparare a bilanciare gli elementi dei racconti che scrivo, ma sono un po’ una frana. Sto facendo tesoro dei vostri consigli. La foto di L

  9. Ciao. Non conosco il mondo dei dramma koreani quindi mi ha fatto piacere ricevere delle informazioni sia sull’ambientazione che su cosa accade solitamente in queste serie tv. Si vede che ti sei informata e hai fatto una ricerca e apprezzo questo, hai creato un racconto verosimile, basato su un ambiente reale.
    Mi ha fatto un po’ sorridere il paragone tra dramma e la protagonista, che sa di essere un cliché e lo dice senza problemi.
    Utile il paragone con il passato per capire un po’ il mondo in cui vive la protagonista, anche se credo che il passato sia più del presente. Mi sarebbe piaciuto conoscere di più anche del presente della protagonista.
    Per la scrittura non ho notato nulla, se non qualche svista che capita a tutti. Complimenti.

    • silviatralerighe il said:

      Ciao Liv. Grazie mille. Ho intenzione di dedicare ai due protagonisti altro spazio, sia nel mese di maggio che in quello di giugno. Quindi tornerò a parlarvi di loro. A presto.

  10. Simona Busto il said:

    Credo che potresti tranquillamente trarne un romanzo. Hai tutti gli elementi per riuscirci. In pratica hai l’incipit, gli eventi salienti e il finale. Basterebbe sviluppare un po’ la trama e approfondire i rapporti tra i protagonisti con l’aggiunta di scene della vita della protagonista prima e dopo l’evento drammatico che l’ha trasformata.
    Mi è comunque piaciuto anche come racconto. L’ho trovato dolce e delicato.
    L’oriente mi piace, anche se della Corea del Sud so poco, benché ricordi un periodo in cui ho stretto amicizia con dei ragazzi coreani. Parlo di preistoria, ma mi è rimasta una grande curiosità nei confronti di questa cultura.

    • silviatralerighe il said:

      Ciao Simona. Grazie mille per il tuo commento. In effetti potrebbe essere una bellissima sfida, questo racconto da trasformare in un romanzo. Che meraviglia. Si è un mondo piuttosto interessante con una cultura che incuriosisce. Io la sto pian piano scoprendo con le serie TV e le ricerche che porto avanti per i racconti. A presto Silvia.

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