Storytelling Chronicles#14: Sakura – Ciliegi in fiore di Silvia Bucchi

Cover di Tania

E anche questo mese partecipo alla rubrica Storytelling Chronicles, ideata da Lara de La nicchia letteraria, che ringrazio. Vi ricordate che avevo terminato con un bel continua il racconto del mese di febbraio? Lo avevo fatto perché, prendendo ispirazione dal tema che Lara ci aveva proposto, avevo intenzione di terminare la storia a marzo. Quindi ecco a voi il seguito delle avventure di Serena, di Marco (che spesso e volentieri lo strozzerei anche io, che l’ho creato) di Sara e di Caterina. Mi sono ispirata a un evento meraviglioso, che ogni anno avviene in Giappone, ovvero l’Hanami, meglio nota come la fioritura dei ciliegi. Vi parlerò quindi anche della leggenda di Sakura.

Storytelling Chronicles 14

Mese: Marzo 2021

Tema: un bambino – un fiore e un color pastello.

Titolo: Sakura – Ciliegi in fiore.

Aurore: Silvia Bucchi.

POV Serena

Il grande amore non si scorda mai. Sono settimane che mia sorella Caterina continua a ripetere questa frase, prendendo come esempio alcune volte i grandi classici della letteratura e altre le perle di saggezza scovate nell’ultimo kdrama rilasciato da Netflix. Non è riuscita a convincermi a gettarmi tra le braccia del mio ex fidanzato, ma in compenso ha portato all’esasperazione non solo me e nostro fratello Andrea, ma anche i nostri genitori.
La scorsa settimana, mentre preparavano insieme la cena, mio padre si è avvicinato alla mamma e ha espresso tutte le sue preoccupazioni per Caterina, che sembra vivere tra le nuvole. Mia madre, però, ha liquidato la questione affermando che Cate è giovane e ha tutto il diritto di volare tre metri sopra il cielo,se lo desidera, poi ha emesso un lungo sospiro e gli ha confessato che sono io la sua più grande preoccupazione da quando, un mese fa, Marco è tornato a Roma e mia sorella è diventata la babysitter di Sara, che ormai è una presenza fissa in casa nostra e alla quale ci stiamo tutti affezionando rapidamente.
«La bambina è un vero tesoro, però Serena deve di nuovo fare i conti con un passato, che forse non ha mai del tutto elaborato. Con Marco è sempre così fredda e distaccata, ma siamo sicuri che non stia solo fingendo?»il tono della mamma era così carico di preoccupazione che mi sono sentita colpevole e non solo per il fatto che stavo origliando dietro una porta chiusa, come avrebbe fatto Caterina e non la sottoscritta.
Non sono riuscita a ingannare mia madre e le ho provocato un dolore, anche senza volere. Eppure mi ero ripromessa, dopo le lacrime che avevo versato nove anni prima e la sofferenza che avevo causato ai miei genitori, quando all’epoca non avevo avuto nemmeno la forza di alzarmi dal letto, di non permettere al ricordo di Marco di annientarmi e di far soffrire le persone che avevo accanto. Sono, però, in trappola perché lui è tornato ed è dall’altra parte del pianerottolo. Non è un ricordo ma una presenza viva e in carne ed ossa, con una figlia adorabile alla quale mi sto affezionando ogni giorno di più e che non merita di essere allontanata dalla mia vita. Il ricordo delle parole di mia madre mi tormenta, anche ora, che sono nella mia stanza ed è tardi e so che dovrei rilassarmi e cercare di prendere sonno. Non ci riesco. Non posso sempre essere la donna razionale, che tenta di frenare l’esuberanza della sorella minore. Penso a Caterina, che è ancora a casa di Marco. Sta badando a Sara, perché il suo papà è a lavoro e spesso rientra  tardi e i nonni paterni sono fuori città.
Apro l’anta di un armadio ed estraggo da un cassetto una vecchia scatola, che è rimasta chiusa per nove anni. All’interno è custodito un diario. Cerco la pagina contrassegnata da un segnalibro rosa tenue, lo apro e con il dito percorro le linee di un fiore di ciliegio, che io stessa avevo disegnato tanti anni prima, sotto lo sguardo attento di Marco. Su un petalo avevo anche inserito le nostre iniziali: S&M. Le lacrime cominciano a scorrere da sole e non riesco più a trattenerle. “Sakura”sussurro.

POV Marco

Non appena varco la soglia del mio appartamento, le voci di Sara e Caterina mi accolgono festose.
«Papà, vieni a vedere. Oggi abbiamo sistemato la carta da parati nella mia stanza.» mia figlia mi chiama e mi invita a raggiungerla nella sua cameretta. La trovo sdraiata sul letto insieme alla sorella di Serena, che mi sorride, ci saluta e poi se ne va.
Mi guardo intorno e il mio cuore inizia a battere furiosamente. Le pareti sono ricoperte da una stampa color rosa pastello, che raffigura dei fiori di ciliegio.
Il rosa è sempre stato il colore preferito di Serena come ora lo è anche di Sara, ma è a una coincidenza che non mi colpisce più di tanto, perché quella tonalità è molto amata dalle bambine e dalle ragazze.
Il fiore, però, non può essere stato scelto per caso. Deve essere un segno, o forse Sara è stata informata da qualcuno sull’importanza che per noi ha avuto. Scuoto la testa con decisione, ripetendomi che non è possibile, mentre tento di frenare il mio cuore, che continua a battere all’impazzata.
Cerco di non mostrare con il tono della mia voce l’emozione che provo.
«Amore mio, è meravigliosa. Tutta rosa, proprio come piace a te.» mormoro, con un sorriso finto stampato in faccia. Possibile che quella piccola peste non abbia ancora sonno? Temo che da un momento all’altro possa iniziare anche a parlare dei ciliegi.
La sua voce elettrizzata mi raggiunge. Come volevasi dimostrare. Mia figlia vuole toccare tutti gli argomenti di cui io non ho voglia di parlare.
«Hai visto il fiore, papa? Sai come si chiama in giapponese?»mi domanda. Sara non ha mai menzionato il Giappone, o almeno non l’ha mai fatto prima di incontrare Caterina. Ora ne sono certo. C’è il suo zampino.
«Si chiama Sakura.» le rispondo con un enorme sorriso. In fondo sono felice che sia così curiosa e interessata al mondo che la circonda.
Quella piccola peste non demorde e non sembra affatto intenzionata a dormire.
«Mi racconti la leggenda di Sakura?» mi domanda e i suoi occhioni da cerbiatta mi supplicano in silenzio. Il mio cuore si abbandona ai ricordi e spesso ricordare procura molto dolore.
Tento un approccio ragionevole, cercando di fare affidamento sull’intelligenza di Sara.
«Non dovresti dormire? Domani non c’è scuola, ma è ora di chiudere gli occhi e di sognare.» cerco di sembrare un padre severo ma anche conciliante, però quella birbante sa cosa dire e come guardarmi. Con lei capitolo sempre.
«Dovrai raccontarmi solo questa storia e poi dormirò come un angioletto. Lo prometto.» sussurra facendomi spazio, per permettermi di sdraiarmi accanto a lei.
La stringo a me e inizio a narrare.
«Questa è una leggenda ambientata centinaia di anni fa, quando il Giappone era un paese perennemente in guerra perché i conflitti tra i signori dei vari feudi erano all’ordine del giorno. Vi era però un bosco dove regnava sempre la pace e non avveniva battaglia alcuna. Qui tutti gli alberi erano forti e rigogliosi, tranne uno, che non fioriva mai e non poteva godere della bellezza dello spettacolo della fioritura. Era molto solo, perché gli animali lo evitavano e persino l’erba si rifiutava di crescergli vicino. Un giorno una fata venne in suo aiuto e gli fece una proposta che l’albero accettò: aveva 20 anni di tempo e se fosse riuscito a provare quelle emozioni, che scuotono i cuori degli uomini e a scoprire i sentimenti umani, forse grazie a questi sarebbe stato in grado di fiorire. In caso contrario, scaduto il tempo, sarebbe morto per sempre. La fata gli diede anche la possibilità di trasformarsi da arbusto a essere umano a suo piacere. L’albero assumeva la forma umana raramente perché nel suo lungo peregrinare incontrava solo guerre, morte, distruzione e odio e si rendeva conto che quei sentimenti, così negativi, non avrebbero mai potuto aiutarlo a fiorire. Un giorno, però, tutto cambiò. Mentre aveva ancora le sembianze umane, l’albero incontrò una fanciulla bellissima, nei pressi di un ruscello. Sai come si chiamava la ragazza?» mi interrompo per coinvolgere anche Sara. Lei sembra non gradire l’interruzione.
«Sakura, ovvio. Adesso, però, ti prego, vai avanti.» mi ordina spazientita.
«Esatto. Era proprio Sakura. La giovane gli chiese il suo nome e l’albero decise di chiamarsi Yohiro, che in giapponese significa speranza. Sakura e Yohiro divennero prima amici e in seguito, lentamente, si innamorarono. Yohiro confessò all’amata i propri sentimenti e le rivelò la propria natura, ma lei rimase in silenzio. Intanto erano trascorsi i venti anni pattuiti con la fata e Yohiro tornò ad essere un albero. Nel frattempo, però, Sakura l’aveva raggiunto e a sua volta gli aveva dichiarato tutto il suo amore. A quel punto la fata permise alla giovane di compiere una scelta: poteva restare umana e separata dall’amato oppure assumere a sua volta la forma di un albero e fondersi per sempre con il suo Yohiro.
La giovane scelse l’amore piuttosto che un mondo dominato dalle guerre e quando i due innamorati si fusero, avvenne un vero e proprio miracolo e l’albero finalmente fiorì.Questo evento straordinario si ripete ogni anno.» Non posso fare a meno di pensare a Serena, come avviene ogni volta che ascolto qualsiasi riferimento alla leggenda di Sakura o il mio sguardo si posa su un albero di ciliegio in fiore. In quelle occasioni il mio cuore balza nel petto e non posso fare a meno di darmi dello stupido o di considerarmi un codardo.
Sara interrompe i miei tristi pensieri.
«Papà, ma tu e Serena eravate amici?» mi domanda e so  che quella furbetta conosce già  la risposta al quesito che ha posto, con finta innocenza.
«Si. Quando eravamo bambini eravamo inseparabili e da adolescenti spesso facevano delle escursioni in campagna, dove un nostro amico aveva una fattoria. Lì osservevamo i ciliegi in fiore.» Sorrido al ricordo di quei fiorellini rosa, che ricoprivano i viali in un manto delicato. Mi sembra di avere ancora sedici anni. Rivedo davanti a me Serena, che sorride spensierata e poi mi illudo di sentire ancora sulle mie il sapore delle sue labbra. Per me un ciliegio in fiore sarà sempre legato al ricordo di quel bacio, il nostro primo bacio. Come ho potuto essere tanto stupido e rovinare tutto?
« Lei è davvero buona con me, ma credo che sia molto arrabbiata con te, papà. Cerca di nasconderlo, ma non sembrate più amici. Vi evitate. Dovresti chiederle scusa.» Sara sembra più grande dei suoi sette anni e in un certo senso si prende cura di me, da quando mi sono separato e mia moglie è partita.
«Per gli adulti è tutto più complicato che per voi bambini.» cerco di spiegarle.
Mia figlia, però, mi stupisce. Mi osserva con serietà e poi afferma:
«La mamma ci ha lasciati e si è trasferita all’estero, papà. Non tornerà a stare con noi. Serena sarebbe perfetta, non trovi?» mi domanda e la sua sensibilità mi colpisce.
Non so cosa risponderle e resto in silenzio.
«Non credi che sarebbe il caso di invitarla al cinema o a mangiare una pizza con noi, domani sera? In fondo eravate amici e ora siete tornati ad essere vicini di casa.»
Sto per dirle che dubito che Serena accetterà, ma mia figlia mi rassicura. Ci penserà la zia Caterina a convincerla.
Dopo aver dato il bacio della buonanotte a Sara, mi reco in soggiorno. Non posso far finta di niente. Tutti i riferimenti ai fiori di ciliegio mi hanno riportato indietro nel tempo, alla mia giovinezza e ai progetti che avevo fatto insieme alla mia affascinante vicina di casa.
Mi dirigo verso l’angolo bar e verso un po’ di limoncello in un bicchiere.
Continuo questo mio viaggio a ritroso e rivedo il volto di Serena mentre era china su un foglio bianco, contenuto in una sorta di diario. Eravamo soli nella sua stanza e stavamo insieme da poco. «Il tuo fiore di ciliegio è meraviglioso. L’amore che lega Sakura e Yohiro è eterno e vero, proprio come il nostro.» avevo mormorato, con il corpo scosso dall’emozione.
Il sorriso sul volto di Serena si era spento. «La fioritura dei ciliegi è uno spettacolo straordinario ma effimero. Dura solo pochi giorni e rappresenta la caducità della vita. Non fare promesse che non puoi mantenere.» Per un momento il suo sorriso era diventato triste. Forse aveva avuto un presentimento? Quel giorno mi limitai ad ammirare il suo disegno, mentre lei con la sua calligrafia elegante inseriva le nostre iniziali all’interno di uno dei petali. «In ogni caso è meraviglioso. Sei un’artista.» mormorai appoggiando le labbra sulla sua guancia.
Lei è sempre stata brava a disegnare e una volta era anche una giovane sognatrice e una romanticona, proprio come lo è  ora la sorella Caterina.
So che sono stato io a trasformarla nella persona razionale e disillusa che abita dall’altro lato del pianerottolo. Mi maledico per tutto il male che le ho fatto, anche perché da molto tempo mi pento degli errori che ho commesso e del modo in cui ho perso la ragazza che probabilmente amo ancora.
Non so se Caterina e Sara riusciranno a convincere la mia ex fidanzata a trascorrere un’intera serata con me e mia figlia.

POV Serena.

Rimbocco le coperte a Sara e le do un bacio sulla fronte, che ora sembra meno bollente. Forse la febbre è scesa. Spengo la luce e lo spettacolo dei petali di ciliegio rosa pastello, stampati sulla carta da parati scompare. Proprio come me, questa piccola birbante adora quel colore, che spicca non solo nell’arredo della sua stanza, ma anche in alcuni dettagli del suo abbigliamento. Sara indossa un pigiama rosa con gli unicorni e persino le lenzuola sono di quella tonalità.
Provo una stretta al cuore perché penso che lei avrebbe potuto essere nostra figlia, se solo le cose tra me e Marco fossero terminate diversamente e se lui non mi avesse tradito proprio con la madre di Sara. Caterina deve essere una maga della manipolazione e non solo una romantica fangirl, perché è riuscita a convincermi a trascorrere una serata in compagnia di Marco e di sua figlia, anche se abbiamo dovuto rivedere il programma iniziale. In realtà questa mattina mi sono alzata pensando di passare il sabato sera al computer, a correggere le bozze di un romanzo. Non appena avevo raggiunto il tavolo in cucina, per fare colazione, avevo notato Caterina seduta nel posto accanto al mio, con il tablet tra le mani e le cuffiette nelle orecchie. Ovviamente, erano solo le otto del mattino, ma lei era già stata risucchiata nel mondo dei drama e sembrava intenzionata a portarmi con sé, perché aveva posizionato il tablet sotto il mio naso. Sullo schermo era apparsa l’immagine di una meravigliosa distesa di alberi di ciliegio e di petali delicati che volevano in aria per colorare di rosa i viali.
Dovevo essere impallidita, perché la mamma si era avvicinata e mi osservava con preoccupazione, informandosi sulle mie condizioni di salute e pregando mia sorella di lasciarmi in pace.
Caterina aveva allontanato il tablet dal mio viso e aveva cercato di discolparsi.
«Pensavo di fare qualcosa di gradito. So che la mia sorellona tanti anni fa aveva in programma un viaggio in Giappone per assistere all’Hanami.» Lei sembrava tranquilla, mentre io avevo iniziato a tremare. Nostra madre, invece, continuava a osservarmi con lo sguardo carico di preoccupazione.
«Sono passati molti anni da allora. Sono cambiata.» Ero sconvolta, ma avevo cercato di utilizzare un tono di voce distaccato.
. Marco ed io avevamo progettato quel viaggio perché volevamo assistere alla fioritura e camminare per i viali del parco di Hirosaki, circondati da petali rosa e da quei maestosi alberi in fiore. L’Hanami è una tradizione molto sentita nel mondo nipponico, ma attrae anche numerosi turisti dal resto del mondo e all’epoca quel viaggio ci sembrava un modo per celebrare il nostro grande amore. Purtroppo  il tradimento di Marco aveva posto fine a tutti i progetti, Hanami compreso.
In fondo il nostro amore era sempre stato come la fioritura dei ciliegi che osservavamo da ragazzi, quando andavamo a trovare un nostro amico, che abitava nei pressi dell’Agro Romano: una meraviglia che dura pochi istanti e non una vita intera.
La voce di Cate mi aveva riportato immediatamente nel presente.
«Non puoi andare in Giappone, ma puoi sempre uscire con Sara e Marco e mangiare una pizza con loro. Altrimenti potreste andare al cinema. So che è presente in tutte le sale un film per bambini davvero carino.» Ero rimasta paralizzata dall’orrore e mi domandavo come mia sorella, il sangue del mio sangue, avesse potuto farmi delle proposte simili, essendo a conoscenza di quello che in passato mi aveva unito a Marco e dei motivi della nostra rottura.
Non avevo fatto in tempo a risponderle perché era stata nostra madre a prendere la parola.
«Ora basta, signorina. Non dovresti torturare tua sorella, che ha deciso di frequentare Sara e di mantenere con Marco dei rapporti cordiali, ma non ravvicinati. La vita vera è ben diversa da un drama.» Il tono della mamma era duro, ma lei non si era lasciata scoraggiare e si era rivolta direttamente a me.
«Questo è un desiderio di Sara e non mio.Si chiede perché tu sia tanto fredda con suo padre. Sa benissimo che siete stati amici d’infanzia e secondo me crede che tra di voi ci sia stato ben più di questo»
Mia madre era sul piede di guerra e avevo temuto che, questa volta, persino Caterina avrebbe  avuto la peggio. Avevo due scelte davanti a me. Potevo continuare a piangermi addosso e ad apparire fragile, oppure mostrare alla mamma che stavo avendo la meglio sul caos che il ritorno del mio ex fidanzato aveva portato nella mia vita. Avevo scelto la seconda opzione e di  accettare la proposta di Sara e Marco e di trascorrere la serata insieme a loro.
Quando alle sette e mezza ho bussato alla loro porta, la figlia di Marco è venuta ad aprirmi con  un pigiama rosa pastello. Il visino era triste e pallido.
«Ho la febbre.» ha annunciato, con gli occhi lucidi.
Vederla in questo stato, mi ha turbato e ho accettato la proposta della bambina e sono rimasta a fare compagnia a lei e al suo papà.. Dovevo ammettere che la serata era stata piacevole nonostante la febbre e l’enorme peso del nostro passato comune che gravava sulle spalle mie e di Marco.
Avremmo potuto essere una famiglia, ma il destino aveva deciso diversamente. Non il destino, in realtà, ma Marco e la sua incapacità di essere fedele e di mantenere le promesse. Avevamo guardato il live action di Mulan, accoccolati nel grande lettone di Sara, che prima di addormentarsi mi aveva raccontato la leggenda di Sakura, pur sapendo che la conoscevo benissimo. Poi era crollata e io le avevo rimboccato le coperte, dandole un bacio sulla fronte,
Ed ora mi ritrovo qui, nel loro soggiorno con Marco. So che dovrei fare finta di nulla e cercare  di non  porre quella domanda, che avrei sempre voluto fargli.
«Perché mi hai tradito? Potevi essere sincero e raccontarmi la verità. Avrei capito e forse sarei riuscita a superare prima il dolore e la rabbia.» domando con un tono di voce esausto. Sono stufa di fingere e di fare polemiche. Desidero solo chiarire ogni cosa il prima possibile. Non è facile, però, perché ogni volta che siamo nella stessa stanza devo lottare contro l’istinto e la voglia di correre da lui e di baciarlo, lasciandomi guidare dal cuore come quando avevo vent’anni. La sua risposta mi spiazza e giunge inaspettata.
«Perché ero un povero idiota. Io ero giovane e tu lontana. Mi mancavi e non averti accanto mi destabilizzava. Lei invece era così vicina e avevamo gli stessi ritmi di vita, davamo la stessa importanza al lavoro e condividevamo le stesse aspirazioni professionali. Pensavo che il divertimento, i soldi e la carriera fossero importanti, che avrei avuto tutto il tempo del mondo per chiarire con te, per sistemare le cose, per visitare il Giappone e per osservare insieme la fioritura dei ciliegi. Poi ci hai scoperti e per viltà non mi sono fatto vivo.Sapevo che tu ed Andrea provavate solo odio per me e ero consapevole di meritarlo. Ho finito per accontentarmi della ragazza con cui mi hai sorpreso e l’ho sposata. Gli anni dell’università, la lontananza da casa e dagli amici mi hanno cambiato e in peggio.» ammette lui. La sua sincerità mi impedisce di infierire e di insultarlo. Eppure avevo sognato così tante volte di urlargli contro tutto il mio disprezzo.
«Però vi siete sposati e avete costruito quella famiglia che avevamo sognato insieme. Tutte le volte che osservo Sara e vedo quanto ti assomiglia e quanto sei dolce con lei, non posso fare a meno di pensare a quello che avremmo potuto essere. Per questo ho tentato in tutti i modi di evitarti.» spiego con le lacrime agli occhi, mentre lui si avvicina e continua a raccontarmi la triste storia del suo matrimonio.
«Subito dopo la nascita di Sara, la situazione ha iniziato a peggiorare. Entrambi volevamo far carriera e affermarci, ma con l’arrivo della bambina io avevo cominciato a rivedere le mie priorità, a differenza di mia moglie, che era sempre più distante. Lo scorso anno abbiamo preso atto che il nostro matrimonio era finito, così lei si è trasferita negli Stati Uniti per lavoro, e lì ha incontrato il grande amore della sua vita, mentre qualche mese fa la mia azienda mi ha offerto un posto di prestigio nella sede di Roma. Per questo motivo ho fatto ritorno a casa.»
Resto in silenzio perchè ho paura di parlare e di cedere alla forza dei sentimenti che ancora provo per lui. Ho lottato tanto per trovare un equilibrio, che ora non posso permettermi di rompere.
Lui, però, non si scoraggia e continua a parlare.
«Non avrei voluto approfittarmi di voi, ma con la partenza improvvisa dei miei genitori, avevo bisogno dell’aiuto di Sara. Non potrei farcela senza di lei e senza tutti voi. Ho sempre mantenuto viva la speranza di ritrovarti, di potermi scusare. Magari potremmo concederci una seconda possibilità.» Il tono della sua voce è sempre meno sicuro.
Ripenso all’Hanami e affermo con un po’ di tristezza
«Ricordi quello che ti dissi tanti anni fa sulla fioritura dei ciliegi? Si tratta di uno spettacolo unico e meraviglioso, ma è anche destinato a durare pochi giorni. Forse il nostro amore era come l’hanami. Intenso e straordinario, ma anche breve come un battito d’ali di farfalla o come la esistenza di un fiore che si stacca da un ramo.» Una lacrima traditrice scende sulla mia guancia e Marco mi abbraccia.
« L’Hanami è anche simbolo di rinascita. Ogni anno quei meravigliosi alberi tornano a fiorire e ci donano speranza. Forse anche il nostro grande amore avrà una seconda possibilità e potrà risorgere dalle sue ceneri. Ricordi la leggenda di Sakura e la scelta della fanciulla? Non commetterò lo stesso errore di nove anni fa, non mi arrenderò.» mi sussurra nell’orecchio. Finalmente mi lascio andare, stringendolo a me.

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10 commenti su “Storytelling Chronicles#14: Sakura – Ciliegi in fiore di Silvia Bucchi

  1. Eh si Marco è un vero idiota, un personaggio imperfetto ma tutto sommato che sa ammettere i suoi sbagli anche se non subito quindi devo dire che la mia impressione su di lui non è per niente positiva. Tuttavia l’amore è cieco e Serena è pazza di lui da sempre, non l’ha mai dimenticato e forse nemmeno odiato veramente ecco perchè lo perdona e lui è troooppo fortunato in questo. Adorabile quella bimba, adoro che tu l’abbia inserita e bellissima la leggende dei fiori di ciliegio

  2. Avevamo capito tutti che Marco è un po’ idiota (senza offesa) perché ha fatto delle scelte davvero pessime. Il tradimento per me è un errore dal quale non si torna indietro e per quanto abbia apprezzato la tua storia, i personaggi e la loro complessità, non riuscirò mai a vedere Marco come la persona giusta per la protagonista. Sono poco romantica in questo.
    Mi è piaciuta molto la leggenda e il modo in cui l’hai utilizzata all’interno della storia, come ricordo e allo stesso modo come simbolo.
    A presto

  3. Stephi il said:

    Ciao Silvia! Che piacere ritrovare questi due personaggi e scoprire anche la piccola Sara, che di questa storia a modo suo si fa protagonista tanto quanto Marco e Serena. Sono molto contenta di aver letto il POV di Marco, anche se questo non me l’ha comunque fatto piacere: chi tradisce per me ha una croce sopra incancellabile. Trovo che la tua storia sia comunque ben scritta e scorrevole, ho amato la parte dedicata alla leggenda, e ho trovato l’uso della consegna perfettamente rispettato, anzi, fantasticamente, soprattutto per quel che riguarda il fiore come elemento. Hai fatto un ottimo lavoro! A presto, Stephi

  4. Ciao Silvia!
    Ti faccio prima i complimenti, perché sono felice di aver ritrovato questi due personaggi e soprattutto la piccola Sara, che potrebbe tranquillamente essere un genio criminale senza pari 🙂 Tra lei e Caterina, Serena e Marco devono stare attentissimi!
    Marco, ahimè, è uno di quei personaggi che prenderesti a sberle dall’inizio alla fine, ma per lui vedo un buon margine di miglioramento 😉 Serena… be’ lei gli occhi a cuoricino non credo li abbia mai persi, nonostante tutte le lacrime!
    Però brava, perché hai scritto proprio una bella storia.
    Alla prossima, Federica

  5. Silvia Maria Bragalini il said:

    Ciao Silvia!
    Innanzitutto sono super contenta che tu sia tornata su questi schermi con la storia di Marco, Serena e Cate (che non demorde! Lei e i suoi drama…)
    Il tema mensile è interpretato perfettamente, Sara è un personaggio adorabile e la parte della leggenda è davvero bellissima: accurata, ben scritta, ricca di immagini suggestive. Sono d’accordo con le altre per quanto riguarda Marco: di certo non è il mio personaggio preferito… e in più io ho sempre un pochino di ritrosia nei confronti del genere romance “seconde occasioni”. Nonostante questo, mi è piaciuta la romantica riconciliazione dei due protagonisti. Speriamo che sia la volta buona! Complimenti per il racconto e alla prossima!

  6. Premettendo subito che non ho ancora recuperato la puntata precedente di questa storia -intendo l’appuntamento di febbraio come tu stessa hai specificato nell’introduzione al tuo scritto-, ho trovato il racconto di marzo molto bello e coinvolgente, tanto da sentirmi parte della vicenda stessa, soprattutto quando si è trattato di vestire i panni della povera Serena, tradita due volte dagli intrighi malevoli del destino -la prima quando Marco ha distrutto la loro storia d’amore per un niente di fatto e la seconda quando è stata costretta ad averci a che fare per aiutarlo con la piccola Sara-. Eppure, concordo con Christine… Non penso sia la persona giusta per la tua protagonista: in una situazione simile tornare a fidarsi, almeno per me, è pressoché impossibile 🙁 Vedremo un po’ come continuerai a caratterizzare il suo personaggio! Chissà se riuscirai a convincermi della sua ritrovata buona fede 😉

    P.S.: L’unica cosa “negativa” che ho da sottolinearti oggi è il font che hai scelto di utilizzare. Non fraintendermi, è bellissimo e fa la sua figura, ma, purtroppo, risulta difficile da leggere con agilità, in particolar modo quando si deve assaporare un testo non brevissimo come il presente articolo.

  7. AngelTany il said:

    Leggendo il tuo racconto, mi hai ricordato uno dei miei più grandi sogni: vedere la fioritura dei ciliegi in Giappone. Comunque, voglio essere sincera, io non avrei perdonato Marco. Sì, errare è umano e la distanza gioca brutti scherzi ma ha fatto troppe scelte idiote per essere perdonato facilmente. Ma nonostante questa mia disapprovazione nei confronti del protagonista maschile, il tuo racconto mi è piaciuto e poi Sara è così dolce! Hai fatto un buon lavoro anche stavolta.

  8. Anne Louise il said:

    Ciao Silvia! Arrivo anche io a commentare anche se con un po’ di ritardo ma ci tenevo a recuperare anche il primo racconto così da avere la storia completa. E che dire? Mi piaciuto molto come hai deciso di usare il tema di questo mese, nel tentativo di dare una seconda possibilità a una relazione iniziata alla grande ma finita nel peggiore dei modi. Marco non mi sta molto simpatico, purtroppo il tradimento è una di quelle azioni che non riesco a giustificare, ma il fatto che abbia deciso comunque di fare questo mea culpa gli fa onore. Spesso, ci si rende conto di quanto è prezioso ciò che abbiamo solo quando lo abbiamo perso… e qui in qualche modo lui tenta di rimediare al terribile danno fatto. A questo punto, sono molto curiosa di sapere se ci sarà una vera fioritura per questa storia d’amore oppure nessuna speranza. La leggenda di Sakura, poi, mi ha molto commossa, non la conoscevo! Complimenti e alla prossima

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