Storytelling Chronicles #16: Il ruscello del grande amore di Silvia Bucchi

Come ogni mese partecipo alla rubrica Storytelling Chronicles, ideata da Lara de La nicchia letteraria, che ringrazio. Ho scelto tra i temi proposti la Montagna. Visiteremo insieme il Trentino Alto Adige e precisamente la zona di Merano. Il protagonista questa volta è Andrea, il fratello di Serena e Caterina. Vi ricordate che nel precedente racconto Cate ci aveva rivelato che il suo fratellone era andato a convivere con una ragazza? Bene, oggi scopriremo qualcosa di più anche su Elena, la fidanzata di Andrea. Il gemello di Serena inoltre condivide la mia opinione non proprio positiva su Marco.  Ho voluto fare degli esperimenti mentre scrivevo Il ruscello del grande amore e temo che questi siano in parte falliti, perché non sono soddisfatta del risultato. Cercherò di rifarmi il mese prossimo, scrivendo un racconto migliore.

Cover di Tania

 

Mese: Maggio 2021

Storytelling Chronicles #16

Titolo: Il ruscello del grande amore

Autore: Silvia Bucchi

Tema: La montagna.

Protagonisti: Andrea ed Elena

 

POV di Andrea

Il grande amore supera ogni ostacolo e dimentica ogni oltraggio. Questa è una delle frasi preferite dalle mie sorelle e onestamente sono stufo di ascoltarle. Da quando Serena ha deciso non solo di perdonare Marco, ma anche di sposarlo, tra me e le mie sorelle si è alzato un muro. Serena è la mia gemella e tra di noi c’è sempre stato un legame talmente intenso ed esclusivo che ho vissuto come se fossero i miei tutti i suoi dolori, oltre che le gioie. So benissimo quanto ha sofferto per il tradimento di quello che consideravo il mio migliore amico e che invece si è dimostrato un uomo di piccolo spessore. Mentre mi tormentavo al pensiero di vedere la mia gemella di nuovo con il cuore spezzato e la vita in frantumi, ho dovuto sopportare la gioia mista a preoccupazione dei miei genitori, i piccioncini che tubavano e Caterina che citava le frasi d’amore dei Kdrama per difendere la folle decisione di nostra sorella Serena di sposarsi con l’uomo che le aveva fatto così tanto male.
«Si vede che non sei mai stato davvero innamorato.» aveva sostenuto Caterina, lanciandomi uno sguardo truce e sbattendo i pugni sul tavolo.
I miei occhi avevano gettato fiamme e per un attimo l’avevo vista sussultare. Avevo avvicinato le mie mani al colletto della camicia e l’avevo sbottonata. In quel momento avevo percepito i battiti del mio cuore aumentare e un insolito calore diffondersi sul mio viso, rendendo la mia respirazione sempre più agitata.
Dovevo fuggire dai progetti matrimoniali di Serena, dalla visione idealizzata dell’amore di Cate e dai tentativi maldestri di Marco di riallacciare il nostro rapporto d’amicizia. Altrimenti sarei morto a trent’anni a causa di un infarto. Quando Nicola, il mio migliore amico mi ha consegnato una copia delle chiavi della sua casa in Trentino, consigliandomi di riflettere e di chiarirmi le idee, ho subito accettato con il cuore colmo di gratitudine, anche se so che dovrò dividere l’alloggio con una delle amiche di sua sorella, che come me ha qualche problema da risolvere.
Osservo con impazienza il contachilometri del mio SUV . Possibile che questa mucca sia così lenta ad attraversare una stradina di campagna? Picchietto velocemente le dita sul volante, alzo lo sguardo dal display posizionato dietro allo sterzo e lo punto su quel povero animale, come se i miei occhi potessero con la loro sola forza, renderlo più veloce.
Non mi interessa del prato verde e rigoglioso che circonda la carreggiata e nemmeno delle rocce maestose che sembrano toccare il cielo, sovrastando me e le mie preoccupazioni.
Dopo un viaggio così lungo, desidero solo liberarmi della polo stropicciata e dei jeans troppo stretti che indosso e che sembrano essersi incollati ai miei glutei, da troppo tempo adagiati sul sedile. Devo rilassarmi assolutamente. Controllo la mia respirazione per 10 secondi e socchiudo le palpebre. Quando le riapro la stradina è finalmente sgombra.

POV Elena

Il mio sguardo si perde nel paesaggio e per un momento stacco la mani dalla tastiera del mio portatile e riempio i polmoni di quell’aria di montagna, che la mia amica Eleonora definisce salutare non solo per il corpo ma anche per l’anima. Del resto è lei l’esperta, visto che ha sempre trascorso le sue vacanze qui da quando era una bambina ed è in grado di arrampicarsi tra le rocce come uno stambecco.
Eleonora è stata davvero la mia salvezza perché mi ha offerto una sorta di giubbotto di salvataggio, consegnandomi una copia delle chiavi della sua casa in montagna, quando le telefonate della mia agente e quelle del mio ex fidanzato stavano mettendo a dura prova la mia salute mentale. In quei giorni il mio unico desiderio era seppellirmi sotto le coperte e mangiare del cibo spazzatura. Non riuscivo a trovare la forza per alzarmi dal letto e i miei lunghi capelli erano un groviglio di nodi. Non dovevo emanare nemmeno un odore piacevole, visto che dopo una settimana di isolamento, quando Eleonora e Giada erano venute a tirarmi fuori dalla mia tana, mi avevano subito invitato a fare una lunga doccia rilassante. Le mie migliori amiche si erano immediatamente messe all’opera per rendere vivibile la mia casa, il cui stato non era migliore del mio. I piatti giacevano sul lavello, abbandonati perché non avevo avuto nemmeno la voglia di riempire la lavastoviglie, mentre il tavolo del mio studio era ricoperto dai libri che avevo consultato alla ricerca di una qualche fonte di ispirazione.
Ispirazione che non era giunta.
Scrivere un romanzo rosa è un compito arduo mentre il tuo ex ti bombarda di telefonate o non smette di citofonare per supplicare il tuo perdono, portandoti all’esasperazione. Matteo, il mio ex fidanzato, mi aveva tradito con la sua segretaria sei mesi prima e io avevo avuto la fortuna di scoprirli sul fatto, prima di legarmi ancor di più a un uomo che evidentemente non mi meritava. Avevo superato brillantemente questo evento sgradevole perché ero giunta alla conclusione che nemmeno io ero tanto innamorata di lui, visto che non sentivo la sua mancanza e non avevo mai sperato che tornasse da me, supplicando il mio perdono.
La mia vita era andata avanti e avrei gradito che anche il mio ex, che nelle ultime settimane non aveva smesso di telefonarmi, mandarmi messaggi e farsi trovare davanti alla porta del mio appartamento, cercasse di proseguire con la sua, ma senza di me.
Non sopportavo la sua insistenza e la temevo. Non si stava forse comportando come uno stalker, mettendo in pericolo la mia serenità e la mia ispirazione e rendendomi anche il bersaglio della responsabile della casa editrice, che pretendeva, con ogni ragione non lo nego, i primi cinque capitoli del mio prossimo romanzo?
Esasperata da Matteo e in preda a un inopportuno blocco dello scrittore, invece di aggredire il foglio bianco e riappropriarmi della mia routine di scrittura, mi ero ridotta a vivere per una settimana come una “barbona”, facendo preoccupare le persone che mi stavano vicino.
Quando era venuta a riscattarmi insieme a Giada, Eleonora aveva tirato fuori dalla borsa un mazzo di chiavi e le aveva gettate con forza sul tavolo, facendomi sobbalzare.
«Per liberarti di quell’idiota e ritrovare te stessa, prima ancora che la tua creatività, ti consiglio una vacanza. L’aria di montagna fa bene non solo al corpo ma anche all’anima.» aveva affermato, con le braccia conserte e lo sguardo talmente duro, da farmi temere che sarebbe riuscita a pietrificarmi, come una affascinante giovane Medusa.
Giada si era precipitata al fianco di Ele, afferrandole le braccia e facendogliele distendere accanto al corpo.
«Respira…» le aveva consigliato.
In realtà non avevo mai avuto intenzione di rifiutare la sua proposta perché ero convinta anch’io di aver bisogno di una bella vacanza lontano da Matteo e in compagnia del mio portatile.
Così mi sono ritrovata a vivere come in un sogno in Trentino Alto Adige, nei pressi di Merano. L’enorme baita è in legno, suddivisa su tre piani ed è dotata di un gigantesco tetto spiovente, inoltre è circondata da un vasto e giardino, con un prato verde ricoperto da margherite. Una staccionata  separa la pittoresca dimora estiva della famiglia di Eleonora dalla piccola e stretta stradina di montagna, che conduce fino a Falzeben. Questo è davvero il posto ideale per superare il blocco dello scrittore e per non pensare a Matteo, il cui numero di cellulare avevo provveduto a bloccare.
Ricordo ancora l’emozione che avevo provato la prima volta che avevo raggiunto la baita insieme ad Eleonora e alla sua famiglia tanti anni prima, quando ero solo un’adolescente. Non appena avevo varcato la soglia della stanza che avrei condiviso con Giada e che era arredata con dei solidi mobili in legno, mi ero precipitata davanti alla finestra, invitando le mie amiche a seguirmi. Avevo aperto le persiane e con gli occhi spalancati sui verdi pascoli e su un piccolo allevamento di cavalli Avelignesi, con il monte Ivigna che sormontava quello spettacolo, ero rimasta per un attimo senza parole. Poco dopo avevo recuperato l’uso del linguaggio e tempestato di domande Eleonora, che si era limitata a rispondere con un enorme sorriso e un’immensa riserva di pazienza, mentre io indicavo tutti quei dettagli che colpivano la mia attenzione.
Di fronte alla baita, sul lato opposto della strada che conduce a Falzeben, scorre un ruscelletto, sormontato da un piccolo ponte di legno e circondato da una non troppo estesa foresta di larici. Proseguendo il cammino ancora per qualche metro, si raggiunge il belvedere, dove sono seduta con il mio portatile sulle ginocchia, intenta a scrivere senza freno, ispirata da quel panorama mozzafiato. Smetto di picchiettare le dita sulla tastiera e dovrei rientrare per sincerarmi che l’amico del fratello di Eleonora sia arrivato alla baita, ma non ne ho voglia. Allungo le braccia sopra la testa e inizio a sbadigliare, sentendo il peso delle preoccupazioni delle settimane precedenti abbandonare le mie spalle. Le mie labbra si sollevano in un sorriso mentre le orecchie vengono colpite dal suono di una risata. O per meglio dire dal ricordo di una risata, quella di una Eleonora adolescente, che tanti anni prima ci aveva rivelato “il grande segreto del Belvedere”.
«Per trovare il grande amore della vostra vita dovrete bere l’acqua del ruscello che scorre davanti alla baita e poi fare tre giravolte… », aveva detto lei, appoggiando le labbra su una vecchia borraccia e volteggiando accanto a noi con grazia. Non provo vergogna quando, in preda alla voce dei ricordi e consapevole di essere la sola anima viva presente al belvedere, ripeto alla perfezione ogni gesto che la mia amica ci aveva mostrato, sorseggiando l’acqua del ruscello, conservata in una borraccia, saltellando e piroettando con i piedi scalzi immersi nell’erba verde e pungente. Ovviamente so che il sole sta per tramontare, che dovrei tornare alla baita e che non arriverà nessun principe azzurro, perché tanti prima Ele si era semplicemente presa gioco della mia ingenuità, inventandosi una leggenda inverosimile. Del resto non ho nessuna intenzione di gettarmi senza paracadute in una nuova relazione. Chiudo gli occhi e continuo a volteggiare. Quando li riapro scorgo uno sconosciuto davanti a me, intento a osservarmi, chiuso nella sua giacca a vento blu. Ho la sensazione che il mio volto stia andando a fuoco, mentre abbasso lo sguardo e il mio corpo si ferma all’improvviso, come ancorato al suolo dall’enorme peso della vergogna.

POV Andrea.

Sono arrivato alla baita e ho cercato la mia stanza, seguendo le indicazioni fornitemi da Nicola, che mi ha anche consigliato di rilassarmi e di osservare il meraviglioso spettacolo offerto dal monte Ivigna. Il mio amico mi ha assicurato che la mia camera da letto è dotata di un ampio balcone e che da lì quella vista toglie il fiato, ma il pensiero di Serena annulla tutto il resto. Fisso i miei occhi sul paesaggio ma non riesco a percepire davvero la sua bellezza, che non raggiunge il mio cuore sofferente. Serro le mascelle mentre ripenso alle parole di Caterina.
«Non ti sei mai innamorato e non puoi comprendere nostra sorella» aveva sentenziato colei che aveva conosciuto l’amore solo attraverso lo schermo di un televisore o le pagine di un romanzo. Decido di fare una passeggiata, quindi con un passo veloce e con lo sguardo puntato in avanti come quello di un cavallo con i paraocchi, raggiungo il ruscello, che si trova di fronte alla baita. Attraverso il ponticello, che sembra scricchiolare sotto il mio peso, ma non presto attenzione a nulla. Una folata di vento mi colpisce, quindi stringo le estremità della giacca a vento blu e le chiudo. Il mio gesto è talmente brusco che rischio di rompere la chiusura lampo. Non credo che mi innamorerò proprio qui e in questo istante, quindi sono certo che nemmeno oggi riuscirò a comprendere il punto di vista di Caterina. Con delle grandi falcate raggiungo un belvedere e lo spettacolo che mi si prospetta davanti mi lascia letteralmente senza fiato, mentre le mie labbra assumono una strana forma a “o” e la mascella sembra cadere verso il basso, come dotata di vita propria.
Inizio a sudare freddo, nonostante la giacca a vento che indosso e ii battiti del mio cuore sembrano accelerare. Non riesco a distogliere lo sguardo dalla figura femminile che, con addosso un semplice paio di jeans e una felpa extra large, piroetta con grazia, circondata da un verde prato popolato da margherite e con le montagne a farle da sfondo.
La sua leggerezza mi contagia e ogni preoccupazione sembra svanire, almeno per un istante. Sto per unirmi a lei in quella strana danza, quando la sconosciuta si blocca, abbassando lo sguardo verso l’erba del prato.
«Devi essere Elena, l’amica di Eleonora» balbetto, mentre le mie mani iniziano a sudare e il cuore continua a martellare con prepotenza nella cassa toracica.
Non riesco a staccare lo sguardo da quella ragazza e in lontananza mi sembra di ascoltare la voce di Caterina
«Ci sei cascato anche tu, fratellone. Ti sei innamorato.»

6 mesi dopo.

POV Andrea

Oggi è il grande giorno. Sono seduto accanto a Serena, che sorride emozionata, con il volto nascosto sotto il vaporoso velo da sposa. Per giorni ho finto di essere tranquillo, di avere i nervi saldi e di tenere tutto sotto controllo, ma ora, mentre Marco infila la fede all’anulare di mia sorella, sento una lacrima pungermi gli occhi e scorrere sulla mia guancia. Alzo i pugni e li friziono con forza sulle palpebre, per cancellare ogni traccia di quelle lacrime traditrici, poi giro la testa verso la platea che si è riunita nella sala comunale e cerco con lo sguardo il volto sorridente e per una volta non acqua e sapone di Elena, la mia compagna. Non appena percepisce i miei occhi lucidi su di sé, lei gira il capo nella mia direzione e le sue labbra si sollevano in un sorriso raggiante. So che è a conoscenza dei sentimenti contrastanti che scuotono la mia anima e del legame profondo che mi lega alla mia gemella.
Per questo sorride e con quel suo sorriso mi infonde coraggio. È come una carezza che mi rassicura.
Se non fosse stato per Elena, non sarei qui, accanto a mia sorella. Molto probabilmente avrei continuato a comportarmi come un cavallo con i paraocchi, incapace di comprendere il punto di vista degli altri, troppo accecato dalla rabbia per partecipare alla felicità delle persone a me più care. Lei invece mi ha aperto aperto gli occhi, spalancandoli verso il mondo.
Il secondo giorno in Trentino, mentre, seduti sulla panchina del belvedere, gustavamo una fetta di sacher torte, il pezzo forte del menù di in una rinomata pasticceria di Merano, mi ero confidato con lei.
Accarezzandomi una mano, dopo avermi ascoltato in silenzio, Elena si era rivolta a me con dolcezza, cercando di spiegarmi le motivazioni che, secondo lei, avevano spinto Serena a decidere di perdonare Marco.
«Molto probabilmente al posto di tua sorella, non avrei concesso una seconda possibilità a quel ragazzo. Ho deciso di chiudere ogni ponte con Matteo, il mio ex, quindi so di cosa sto parlando. Credo, però, che Serena sia davvero innamorata e che non abbia mai smesso di esserlo in tutti questi anni. Sembra quasi che sia rimasta bloccata e che solo ora sia riuscita davvero a riprendere in mano la sua vita, concedendosi una seconda possibilità con l’uomo che ama» , mi aveva spiegato con un sorriso.
Quando eravamo tornati a Roma con la complicità di Eleonora e di Nicola, avevamo continuato a frequentarci. Pian piano avevamo permesso al nostro colpo di fulmine di nutrirsi di quella quotidianità che serve per cementare una relazione duratura.
Non credo che riuscirò a perdonare del tutto Marco e dubito che potrò considerarlo di nuovo il mio migliore amico. Sono riuscito, però, a comprendere Serena e ad accettare le sue scelte. Per lei ci sarò sempre, nella buona e nella cattiva sorte.
Con il cuore che batte forte e un sorriso che mi illumina il viso, osservo Elena immergere il volto tra le rose bianche del bouquet di Serena, che è riuscita ad afferrare.
Sono stordito quando Caterina sussurra al mio orecchio:«Credo proprio che il prossimo sarai tu, fratellino.»

 

 

 

Precedente Il suono della neve di Alexandra Rose - Recensione: Review Party Successivo Questo pazzo pazzo amore di Sophie Cousens - Recensione: Review Tour

9 commenti su “Storytelling Chronicles #16: Il ruscello del grande amore di Silvia Bucchi

  1. Mi piace che ogni mese ci regali un pezzetto di questa famiglia, Andrea mi piace molto e condivido assolutamente il suo pensiero sul suo ex migliore amico.
    Mi è piaciuto come hai incastrato tutti i personaggi alla perfezione donando un lieto fine a tutti e facendoli arrivare in modo diverso con la consapevolezza che la vita è imprevedibile sempre.
    Brava, brava

  2. Silvia Maria Bragalini il said:

    Ciao Silvia!
    In effetti mancava solo Andrea! Ottima la scelta della montagna; io sono una creatura del mare ma l’ambientazione che hai scelto, tra baita, ruscello e tanto verde è davvero splendida. Chissà che alla fine Eleonora non avesse ragione e non ci fosse qualcosa di vero nella leggenda… fatto sta che Andrea è rimasto colpito fin da subito! Non so bene che cosa tu intenda con “esperimento” ma a me la forma sembra più che corretta; ti segnalo solo un refuso nel post di Elena, “un vasto E giardino”. Spero che la prossima volta sarai più soddisfatta di te stessa; in ogni caso a me il racconto è piaciuto!

  3. Ciao. Carino il racconto, mi è piaciuto leggere qualcosa di nuovo su questa famiglia. hai incastrato bene tutti i personaggi e mi è piaciuto il modo in cui lo hai fatto. Forse il racconto raccoglie tante informazioni, come il matrimonio, Andrea che si innamora. Avrei preferito leggere di più su come si siano davvero innamorati, senza saltare direttamente al fatto compiuto. Ovviamente questa è solo una mia opinione personale.
    Complimenti per il racconto,
    A presto

    • silviatralerighe il said:

      Grazie Liv. Purtroppo quella parte l’ho tagliata. Nella mia testa c’era. Mi sono inventata anche tutte le loro scene dentro la casa, la convivenza… Ma poi ho deciso di non scriverle. Potrò farlo magari la prossima volta, se la tematica che sceglierà Lara lo permetterà perché è dispiaciuto anche a me non concretizzare le idee che ho avuto su di loro. Quindi sì, in origine erano previste quelle scene. Grazie ancora.

  4. Bellissima storia,anch’io avrei voluto qualche immagine in più sul nascere di questa storia d’amore e sulla convivenza in montagna, ma hai creato davvero unon bell’intreccio, molto coinvolgente. Brava

  5. Bellissima storia,anch’io avrei voluto qualche immagine in più sul nascere di questa storia d’amore e sulla convivenza in montagna, ma hai creato davvero un bell’intreccio, molto coinvolgente. Brava

  6. Stephi il said:

    Ciao Silvia! Io trovo che questo tuo racconto sia davvero molto bello, per quanto nel finale tu abbia spinto sull’acceleratore. Leggevo nei commenti qui sopra che ci sono diverse scene tagliate e spero tantissimo ce le regalerai presto 🙂 Sono curiosa di scoprire di più su Andrea e sulla sua storia con Elena, come i due si sono innamorati e come Andrea ha fatto pace con la gemella. Mi piace tantissimo l’insieme di personaggi che sei riuscita a creare con questa serie di racconti e la storia di fondo ha molte possibilità di sviluppo. Ogni nuova puntata aggiunge un piacevole elemento al complesso e questo non fa che farmi apprezzare di più quanto scrivi! Ti faccio i miei complimenti 🙂 Alla prossima, Stephi

  7. Te lo confesso, cara Silvia, da folle amante delle storie d’amore romanticose sono rimasta un po’ delusa 🙁 Mi spiego meglio… Perché diavolo -scusa, in ‘sti giorni sono fissata con Lucifer AHAHAH- non mi hai dato la soddisfazione di leggere il primo dialogo tra Elena e Andrea? >.< Mi vuoi così male, sì??? XD Cioè, sul più bello ti sei bloccata e il mio cuore ha fatto decisamente crack… T_T L'ho sentito, lo GIURO, e penso lo abbia udito pure tu perché l'eco del boato è stata molto forte e poco indifferente! Comunque, ecco, ora sai l'argomento su cui dovrai scrivere un nuovo racconto una delle prossime volte! .< AHAHAH

  8. Aaaah Silvia!
    Che bello scoprire un altro pezzettino di questa famiglia, soprattutto adesso che è spettato ad Andrea farci sentire la sua voce e tutti i sentimenti contrastanti che lo portano a relazionarsi con la sua gemella e il suo ex migliore amico. C’è questo ragazzo ferito che fugge per non rovinare i rapporti con le persone a cui tiene e che sa di dover capire come far funzionare la sua vita ora che loro tre si sono riavvicinati, ma il magico Trentino regala qualcosa e qualcuno di inaspettato.
    Lì trova Elena e ogni pezzo del puzzle va a posto, grazie a una credenza del luogo e alla magia della montagna e mi è piaciuto che questo sviluppo da sogno sia accaduto in un contesto come quello, anche se mi sarebbe piaciuto leggere un pezzo in più del loro incontro tra i monti, per far emergere il tema ancora meglio.
    Comunque ci hai regalato ancora una storia dolce e bella da scoprire, in cui i suoi protagonisti emergono e si incastrano l’uno nell’altra senza sforzi e sono belli da leggere per questo. Mi è piaciuto il pezzo finale, ma davvero, qualche (decina) di righe in più sul Trentino dopo l’incontro e sarei andata in brodo di giuggiole!

    Comunque brava!

    Federica

Lascia un commento