Storytelling Chronicles #11: Il taccuino di Silvia Bucchi

Oggi è l’ultimo giorno dell’anno e questo è il mio ultimo racconto del 2020, un anno che è stato davvero particolare e direi piuttosto difficile per tutti noi. Una delle cose belle che mi sono capitate in questo 2020 è stata la possibilità di partecipare alla rubrica Storytelling Chronicles, ideata da Lara del blog La nicchia letteraria. Il tema del mese è qualcosa di rubato.

Cover di Tania

Titolo: Il Taccuino

Autrice: Silvia Bucchi

Storytelling Chronicles #11

Tema:Qualcosa di  rubato

Oggi è il 31 dicembre del 2020, l’anno della Pandemia. Ho appena finito di aiutare mia madre a preparare il cenone di Capodanno e anche se saremo solo noi quattro, la mamma ha cucinato per un intero battaglione dell’esercito.  Mia sorella Serena, con la solita scusa che deve studiare perchè a giugno dovrà affrontare la maturità, è corsa nella sua stanza dove è rimasta chiusa per l’intero pomeriggio, evitando ogni lavoro domestico. Nostra madre è certa che la sua secondogenita abbia trascorso tutto il tempo a studiare storia, ma non la conosce bene quanto me. So benissimo che non ha svolto nemmeno uno dei compiti che le sono stati assegnati dal professore. Lei è una fangirl amante del binge watching, quindi si è sdraiata sul letto, ha acceso lo smartphone, indossato gli auricolari e ha consumato interi episodi di una delle sue serie asiatiche preferite, trasportandosi in un mondo dove non esistono cenoni di Capodanno, esami di maturità o pandemie.Entro nella mia stanza, mi siedo davanti alla scrivania, apro un cassetto e tiro fuori una scatola di legno blu, dove un tempo riponevo i miei piccoli tesori: le figurine dei calciatori preferite, il modellino dell’aereo che mi aveva portato la Befana o cose simili. Ora però questa scatola conserva ben altro. Qualcosa che ho sottratto di nascosto a una persona che per me è stata davvero importante e che non riesco a dimenticare. In realtà il termine sottrarre di nascosto è solo un modo gentile per evitare di ammettere che sono diventato un ladro e che ho rubato un oggetto che apparteneva alla mia ex fidanzata, anche se all’epoca dei fatti eravamo ancora una coppia felice, o forse ero io a illudermi che lo fossimo davvero.
Con la mano destra afferro il taccuino contenuto all’interno della scatola blu e con la sinistra inizio ad accarezzarlo, soffermandomi con lo sguardo sulla penna stilografica, sul calamaio e sulla scritta Jane Austen Novel Journal raffigurati sulla copertina. Rivivo ogni istante della mia storia con Sara, iniziata quando eravamo solo due adolescenti e terminata due anni fa, proprio quando la nostra convivenza era appena cominciata e non facevo altro che immaginare il nostro futuro insieme. Una voce interrompe i miei pensieri, facendomi sobbalzare. Stringo ancora di più le dita intorno alla copertina del taccuino, per evitare che finisca a terra. Serena è entrata nella mia stanza senza bussare o chiedere il permesso e ora si trova dietro alla mia schiena, sovrastandomi. Nei suoi occhi scorgo uno strano mix di tenerezza e di inflessibilità. La colpa è mia: vivo con lei da quasi diciannove anni e non ho ancora imparato a chiudere la porta della mia camera da letto a chiave.
« Perché continui a farti del male?» mi domanda lei, con il tono di voce duro. Serena mi conosce meglio di qualsiasi altra persona al mondo. Proprio come io so tutto di lei. Abbiamo quasi nove anni di differenza, apparteniamo a due generazioni diverse e litighiamo ogni giorno, ma siamo anche in grado di comprenderci e di difendeci l’un l’altro con le unghie e con i denti, in caso di bisogno. Non rispondo alla sua domanda e continuo ad osservare il taccuino e ad accarezzarlo.
Adesso sembra proprio che sia lei la maggiore. So che è molto testarda e che non cederà fino a quando non avrà ottenuto ciò che desidera, ovvero salvarmi da me stesso e dalle mie ossessioni.
«Alessandro, tu quel taccuino l’hai rubato. Sono cinque anni che lo tieni nascosto in quella scatola e dopo la tua rottura con Sara, sono stata tentata più volte di prenderlo e gettarlo via. Non so nemmeno io perché non l’ho fatto. Questo non è amore, ma un’ossessione che ti porterà solo dolore. Devi guardare avanti. Sono passati due anni dalla vostra rottura e lei si è persino sposata. Tu invece sei rimasto solo, depresso e incapace di guardarti intorno.» Serena cerca di abbassare il tono della voce, per impedire ai nostri genitori di intercettare la nostra conversazione. Papà, però, sta ascoltando una compilation di canzoni natalizie e le nostre voci sono coperte dalla musica.
Ricordo benissimo il giorno del furto. Era il 31 dicembre del 2015 ed eravamo in vacanza a Pescasseroli. Mentre Sara era rinchiusa in bagno, intenta a prepararsi per il Veglione, io mi ero ritrovato solo nella nostra stanza d’albergo. Il taccuino aveva esercitato un vero e proprio richiamo su di me, così l’avevo preso dal comodino dove lei l’aveva abbandonato e l’avevo nascosto nella mia valigia, un attimo prima che la mia fidanzata uscisse dal bagno, facendo la sua apparizione nella stanza. Non si era accorta dell’assenza del prezioso oggetto fino al momento in cui non eravamo tornati a Roma. Era convinta di averlo dimenticato in hotel e aveva telefonato ai gestori, che ovviamente non erano mai riusciti a trovarlo. Ero stato scorretto. Per quale motivo? Forse istintivamente e irrazionalmente avevo voluto tenere con me qualcosa di suo, per averlo accanto quando l’avrei persa, anche se in quel momento ero certo che saremmo invecchiati insieme, circondati dai nostri figli e nipoti.
Il taccuino in realtà è pieno di citazioni, che Sara trascriveva con la sua calligrafia elegante.Sono tratte dai suoi film e romanzi preferiti e la mia ex fidanzata ha sempre avuto una predilezione per Jane Austen, William Shakespeare e le sorelle Brontë, che sono presenti più che mai all’interno di quelle pagine. Inoltre Sara è ancora oggi una grande fan dei period drama, che consuma con la stessa voracità con la quale mia sorella si dedica alle sue maratone di Kdrama. Il sogno del mio primo e, per il momento, unico amore era stato sempre quello di incontrare il suo Mr Darcy e per quasi dodici anni ero stato convinto di essere io il fortunato, quello destinato a stare al suo fianco per sempre. Invece si era innamorata di un ragazzo incontrato in palestra, con il quale mi aveva tradito poco dopo l’inizio della nostra convivenza, spezzandomi il cuore. Da due anni mi tormenta un sonetto che Sara aveva inserito nel taccuino, dopo aver visto insieme a me, per l’ennesima volta, Ragione e Sentimento.

Non sia mai ch’io ponga impedimenti all’unione di anime fedeli;

Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento

o tende a svanire quando l’altro s’allontana. Oh no! Amore

è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;

è la stella-guida di ogni sperduta barca, il cui valore è sconosciuto,

benché nota la distanza. Amore non è soggetto al Tempo,

pur se rosee labbra e gote dovran cadere

sotto la sua curva lama; Amore non muta in poche ore o settimane,

ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio: se questo è errore

e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

 

Il sonetto 116 di William Shakespeare, quello che descrive il vero amore, quello eterno e immutabile. Non resisto alla tentazione e apro il taccuino, sfogliando le pagine, fino a raggiungere quella dove Sara aveva tracciato quei versi. Quello che ci aveva uniti per dodici anni era stato davvero un grande amore? Di sicuro i sentimenti di lei erano cambiati quando aveva incontrato l’uomo che poi avrebbe sposato, ma i miei? Sono rimasti gli stessi oppure ha ragione Serena: ciò che provo per Sara è solo un’ossessione malata che mi fa soffrire ma non è l’amore, quello vero, che dura per tutta la vita?
«Per il nuovo anno fatti un regalo: cerca di andare davvero avanti. Devi lasciarla andare, Ale. Non puoi continuare a soffrire in questo modo. Devi liberarti del taccuino: puoi consegnarlo alla sua legittima proprietaria, dargli fuoco o strapparlo. Se non vorrai cambiare tu per primo, a nulla serviranno le medicine o le sedute dello psicologo. Hai ventotto anni, non puoi gettare via la tua vita dietro a un amore sbagliato. Posso aiutarti e lo farò.»
Mia sorella ha solo diciotto anni ma mi rendo conto che negli ultimi tempi, anche a causa della mia depressione, è davvero maturata. Non è solo la ragazzina pigra che non muove un dito per aiutare la mamma e preferisce dedicarsi alle maratone di Kdrama piuttosto che allo studio. Serena sta diventando una donna ed molto matura, forse anche più di me. Sono fiero di lei e non desidero farla soffrire o forse sono semplicemente stufo di stare male, cercando di restare legato a un sentimento che non può che causarmi dolore.
«Tieni, è tuo. Puoi farlo sparire nel modo che preferisci. Non voglio più vederlo. Da oggi in poi cercherò di dimenticare Sara. Sarà il mio proposito per il 2021. Voglio essere felice e tornare ad amare» Mi alzo dalla sedia e mi siedo sul letto insieme a Serena, che mi abbraccia, mentre tiene il taccuino, che le ho appena consegnato, sul grembo.
Per l’ultima volta penso a Sara, al giorno in cui l’ho incontrata, in quarto ginnasio e mi sono innamorato perdutamente di lei, alla gioia provata durante il nostro primo bacio e a tutti i bellissimi momenti che abbiamo vissuto insieme. Dodici anni di noi. Molte storie, però, non sono destinate ad avere un lieto fine e la nostra è stata una di quelle sfortunate.
Serena interrompe i miei pensieri.
«Nei prossimi giorni farò in modo che Sara torni in possesso del suo taccuino, come è giusto che sia. Poi mi occuperò anche di te, fratellone. Magari potresti darmi qualche ripetizione di storia, oppure partecipare a una delle mie maratone di Kdrama. Non ti lascerò solo.» Poi mi dona uno dei suoi sorrisi irresistibili, carico di fiducia e speranza. Sono certo che non la deluderò. L’anno nuovo sarà quello della mia rinascita.

 

Copyright @ 2020 Silvia Bucchi

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale. 

 

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10 commenti su “Storytelling Chronicles #11: Il taccuino di Silvia Bucchi

  1. Wow Silvia, bravissima.
    Te l’ho sempre detto che sei brava ma adesso lo riconfermo. Sono contenta di leggerti in questa rubrica e felicissima che hai deciso di partecipare nonostante i tanti impegni per poterti mettere in gioco e dare fuoco alla passione per la scrittura.
    Questo racconto mi è piaciuto molto. Dona tanta speranza per il futuro, bellissimo il personaggio di Serena e il rapporto stupendo che ha con suo fratello. Il loro legame è la cosa, per me, più bella dell’intera storia che dona tanto. Brava

  2. Stephi il said:

    È veramente una bella storia, piena di speranza e ottimismo che mi hanno riempito il cuore. I due protagonisti sono due fratelli dal legame raro: essere rocce l’un per l’altro non è sempre facile, ma Serena e Alessandro hanno trovato la chiave e anche in questo piccolo racconto si vede come l’affetto e il supporto reciproco possano fare miracoli. Brava Silvia, sei stata veramente capace di regalarci un’ottima storia in poche righe, che ha colpito dritta alla pancia. Il tema poi mi pare perfettamente inserito all’interno della trama: capisco Alessandro e il suo gesto, ma approvo ancora di più la decisione di Serena. E sono sicura che per il cuore infranto del primo ci sarà tutto l’amore fraterno della seconda a sistemare le crepe. Grazie per averci regalato questo bel racconto. Alla prossima, Stephi

  3. Silvia Maria Bragalini il said:

    Ciao Silvia! Questa storia è proprio quel che ci vuole per i primissimi giorni del nuovo anno. Il protagonista Alessandro, infatti, proprio in occasione del cambio di calendario, sceglie di lasciare nell’ “anno vecchio” una persona che gli ha dato tanto e che per lui è stata un grande amore, ma che ormai è da salutare. L’idea del taccuino da vera amante dei period drama e della letteratura mi è piaciuto un sacco! Il rapporto fratello-sorella descritto qui è qualcosa di veramente prezioso: avendo anch’io un fratello, so che purtroppo crescendo non si ha più tempo come prima e magari non si vive più neppure nella stessa casa, ma l’importante è il sostegno per quanto riguarda le cose importanti. Complimenti anche per la scrittura, davvero piacevole e curata! Brava ancora, e alla prossima 🙂

  4. Ciao. Il tuo racconto è in parte triste, parla della fine di un amore durato parecchi anni, della sofferenza del protagonista e del fatto che dopo due anni è ancora legato ai ricordi di una volta, esempio il taccuino rubato.
    Il sonetto che hai citato (che ho usato anche io in una storia e devo dire che è uno dei più belli, per me) crea un grande contrasto con la storia. Mentre i versi parlano di amore, vero, duraturo, che resiste, qui vediamo invece come un amore è finito.
    Alla fine hai comunque lasciato una speranza e sarei curiosa di come si riscatta questo personaggio dopo.
    A presto,

  5. Marianna il said:

    Hi! Quella che hai deciso di raccontare la trovo una storia molto vera e non per l’ambientazione storica ai nostri giorni tristi ma per la tematica, che va oltre la “parola chiave” da tenere presente per la stesura. Oltre a questo, a renderla vera è stato anche il modo in cui l’hai resa con il tuo stile. Il contenuto ed il modo in cui l’hai trattato ha reso questo “compito” un ottimo lavoro, su cui non ho altro da aggiungere o appunti da fare.

  6. Anonimo il said:

    Hi! Ho trovato questa storia molto vera e non per l’ambientazione storica ai giorni nostri ma per la tematica trattata, indipendentemente dalla “parola chiave” scelta per l’occasione e da tener presente durante la stesura. A renderla ancora più vera è stato lo stile con cui è stata scritta, molto misurato. Un ottimo lavoro, l’unica pecca è che il sito mi ha costretto a commentare di nuovo. 🙁 XD

  7. Ciao Silvia!
    Grazie per esserti cimentata con il tema scelto da me! Mi è piaciuto tantissimo il tuo racconto, perché riesce a emergere molto di più dalla tua comfort zone dei kdrama, per creare una storia molto intensa e perfetta per chiudere il 2020 e iniziare un nuovo anno (si spera più bello di quello precedente). Il tema è usato benissimo e lo stile risulta scorrevole, coinvolgente nella storia di Alessandro e soprattutto quel dolceamaro che, personalmente, mi piace molto nelle storie.
    Bravissima e continua così!

  8. Mi ha commosso questo legame tra fratello e sorella. Non è scontato avere un tale supporto quando si soffre. Lasciare la presa sul passato è difficile ma bisogna andare avanti e trovare uno spiraglio di luce nell’oscurità. Mi è piaciuto il tuo racconto, sopratutto per le citazioni di Shakespeare e Jane Austen. Hai fatto un buon lavoro.

  9. Anne Louise Rachelle il said:

    Ciao Silvia! Il tuo racconto mi ha lasciato una sensazione di dolce amaro condito da una forte speranza. La tematica del mese è stata ben affrontata, puntando a dare risalto a un rapporto fraterno molto forte. Alessandro è un uomo spezzato, ma grazie alla sorellina (inaspettatamente più matura di lui sito determinati aspetti), riesce a trovare la forza per ritornare a galla. Ho apprezzato il tuo stile semplice ma coinvolgente, grazie al quale hai saputo trasmettere dei messaggi importanti. Il finale è decisamente il punto forte di tutto il racconto. Chissà che non rivedremo questi due fratelli in futuro. Complimenti e alla prossima!

  10. Simona Busto il said:

    Avrei dovuto leggerlo il mese scorso, a inizio anno, o magari prima del 31 dicembre. Perché questo racconto è una sferzata d’energia e di positività.
    A volte lasciar andare qualcuno è difficile, si rivivono i momenti felici e si finisce per autoconvincersi che una nuova gioia sia semplicemente impossibile senza quella persona. Tu lo descrivi benissimo. Il taccuino è un simbolo molto bello e il sonetto che citi in effetti ha tutta l’aria di una pugnalata.
    Mi ha fatto però piacere vedere che la chiusura è, invece, piena di speranza e ottimismo.

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