Il sangue della veggente di Lisa Bilotti: Tappa Blogtour – L’ignoto

Il sangue della veggente - blogtour

Oggi il blog partecipa al Blogtour de Il sangue della veggente, il romanzo di Lisa Bilotti,  edito dalla Dark Abyss. Vi parlerò dell’ignoto e di come si reagisce verso ciò che non si conosce.

Ringrazio la CE per la copia digitale in omaggio.

L’alba del mondo è appena sorta e uomini e Dei calpestano la stessa terra. Il Popolo sopravvive al buio e alla luce, che si alternano in lunghi periodi. Mord è il prescelto, la Guida alla quale gli Dei hanno donato il Marchio. Ma la sua autorità è messa in discussione quando viene alla luce un segreto taciuto troppo a lungo. Mentre il Popolo è diviso, la guerra incombe. Il Popolo non è solo. Il pericolo arriva dal mare, con navi imponenti e armi di ferro; uccidono, saccheggiano e razziano. La Veggente, colei che è in contatto con gli Dei, viene strappata dal villaggio. Così gli uomini si uniscono di nuovo e gli Dei rivendicano la loro potenza. Guerra, sangue, prodigi, ammonimenti. Il Popolo invoca la rivalsa, cerca il castigo dell’invasore. Senza pietà, scoppia la battaglia fra il cielo e la terra.

 

L’ignoto: come ci si rapporta con ciò che non si conosce.

 

Se apriamo il dizionario Treccani e cerchiamo la definizione del termine ignoto, leggiamo: non conosciuto, di cui non si sa nulla.

Da sempre ciò che non si conosce ha spaventato gli uomini. Non sapere cosa aspettarsi, non possedere le spiegazioni per gli eventi anche i più tragici che scandivano la vita personale e collettiva era fonte di stress, di paura e di traumi. Per riuscire a dare ordine al caos dell’ignoto e per provare a spiegare quei fenomeni che non si potevano conoscere e comprendere, l’essere umano ha fatto riferimento agli dei, ai miti e alla magia. Davanti a un evento sconosciuto , a un destino incerto i protagonisti de Il sangue della veggente fanno riferimento agli dei, loro possono spiegare ciò che si nasconde dietro quella situazione pericolosa e misteriosa e attraverso i sacrifici o determinati riti i vari personaggi si illudono di poter controllare quei fenomeni che creano così tanto panico. Sono i segni degli dei, quella che viene considerata la loro volontà a ordinare il caos della comunità, ad affievolire il trauma psicologico delle persone. Il malocchio o la fascinazione, per esempio, sono utilizzati per spiegare la difficile situazione in cui versano molte persone, che altrimenti non riuscirebbero ad essere comprese  e che possono essere sistemate e controllate attraverso una serie di riti. 

Non posso non pensare ai saggi dell’antropologo Ernesto de Martino, secondo il quale la magia e il tarantismo servivano per superare una crisi, ordinando attraverso un rito quelle situazioni ignote e sconosciute che creavano disagio nell’individuo.

Voi cosa ne pensate? Come vi rapportate nei confronti dell’ignoto?

 

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