Oggi il blog torna a parlare dei Bridgerton e lo fa attraverso la recensione di Amare un libertino, il libro della saga dedicato a Francesca, la sestogenita della prolifera famiglia creata da Julia Quinn. Ringrazio la Mondadori per la copia digitale in omaggio e Susy per avermi permesso di partecipare all’evento.
Dopo anni di dissolutezze, il noto libertino Michael Stirling ha deciso di cambiare vita: è bastata un’occhiata a Francesca Bridgerton per farlo innamorare come non avrebbe mai creduto possibile. Peccato che Francesca stesse per sposarsi… Tutto ciò è avvenuto tempo fa. Ora Michael ha ottenuto il suo titolo e Francesca è libera, ma continua a vederlo solo come un caro amico. Fino a quando non si ritrova, quasi casualmente, tra le sue braccia appassionate.
La mia opinione
Finalmente è giunto il momento di leggere le avventure di Francesca, il membro della famiglia Bridgerton che appare meno nei romanzi e anche nella serie.
In Amare un libertino questo aspetto da outsider della protagonista è stato davvero ben definito dalla Quinn, che ci mostra come la sestogenita dei Bridgerton sia diversa dal resto del clan e che, per quanto adori la sua famiglia, lei è dotata di una natura decisamente più solitaria e riservata. In verità credo che Francesca in alcuni momenti abbia esagerato nel tenere lontana la sua famiglia, ma è pur vero che in Amare un libertino ci sono anche molte scene tenere della protagonista con i nipoti e con la madre. Francesca ha vissuto esperienze che, per fortuna, sono state risparmiate ai suoi fratelli ed è chiaro che la sua vita in Scozia è stata davvero ricca di responsabilità, doveri e dolori da elaborare.
Eppure Julia Quinn ci regala un’eroina indipendente, forte e in grado di risollevarsi dalle difficoltà che la vita le riserva. Francesca è forte, forse anche più delle sue sorelle e, nonostante tenga un po’ troppo distante la famiglia, non possiamo fare a meno di stimarla per il suo coraggio e per la forza con la quale ha saputo ricostruire la propria vita.
Le tematiche trattate da Amare un libertino sono importanti e delicate. La Quinn torna a parlare di maternità e lo fa da un’angolatura diversa rispetto a quanto abbiamo letto ne Il duca e io. Che cosa è disposta a fare una donna pur di realizzare il proprio sogno di diventare madre? Cosa significa temere di non riuscire ad avere il figlio tanto desiderato? Francesca ci fa riflettere su tutti questi aspetti, visto che la ragazza si trova in una posizione davvero particolare.
In Amare un libertino si parla anche del difficile compito dell’elaborazione di un lutto e della perdita della persona amata. Questo ci spinge a trattare una tematica importante: quella del senso di colpa dei superstiti. Michael e Francesca dovranno fare i conti proprio con questo: con il fatto di essere sopravvissuti a una persona da loro tanto amata e di aver capito di poter andare avanti e di essere in grado di amare ancora.
Michael è un personaggio che ho apprezzato molto, anche più di Francesca. Un uomo che ci mostra quanto l’amore vero sia grande, immenso e indissolubile. Michael ci insegna che il grande amore vince sui sensi di colpa, sul dolore e che non muore mai. Ho amato il modo in cui l’autrice ha descritto questo personaggio, facendoci percepire chiaramente ogni suo dubbio e tutta la sofferenza patita. Credo che il lettore non potrà fare a meno di provare empatia nei suoi confronti e di tifare per lui.
Una menzione d’onore va a Colin, che ha saputo dire la cosa giusta, al momento più giusto e alle persone adeguate.
La narrazione è in terza persona e lo stile di Julia Quinn si conferma elegante, ma allo stesso tempo semplice e accattivante e in grado di donare un’esperienza di lettura davvero piacevole.
Assegno ad Amare un libertino 6 stelle su 6. Consigliatissimo.
Quanto mi è piaciuto Micheal!
Anche a me.
Anche a me. Un libertino da sposare oltre che da amare.