Storytelling Chronicles #7: Il ragazzo delle Tenebre

Cover di Tania

E anche questo mese partecipo alla rubrica Storytelling Chronicles, ideata da Lara de La nicchia letteraria. Per il mese di agosto avevamo la possibilità di scegliere tra tre opzioni.

frase: Se non ricordi che amore t’abbia mai fatto commettere la più piccola follia, allora non hai amato. (William Shakespeare)

– fiaba vista in chiave moderna (anche in modo comico)

– una tempesta che cambia (a voi la scelta di cosa cambi, se l’acconciatura di una donna disperata che aveva appena sistemato i capelli con ore di duro impegno o altro)

Io ho scelto l’opzione della fiaba vista in chiave moderna perché ho deciso di uscire un po’ dalla mia confort zone. Ho sempre desiderato scrivere una nuova versione di una favola, ma ho sempre pensato di non essere in grado di farlo. Ho voluto mettermi alla prova.

Mese: Agosto 2020

Storytelling Chronicles #7

Tema: Fiaba vista in chiave moderna 

Fiaba scelta: La Bella e la Bestia 

Titolo: Il ragazzo delle tenebre. 

Autore: Silvia Bucchi.

 

Una voce, quella un po’ burbera di mio padre, interrompe i miei pensieri e io mi appresto a chiudere la valigia, dopo aver guardato con una certa tristezza, il Funko pop della principessa Belle, che mi aveva regalato mia nonna, l’unica persona al mondo in grado di comprendermi e che aveva sempre assecondato la mia enorme passione per la lettura. Era stata lei a leggermi per la prima volta la storia de La Bella e la Bestia, mentre ero costretta al letto con una terribile otite. Il suono della sua voce e la storia della principessa innamorata dei libri e di un uomo dal carattere un po’ difficile, avevano il potere di lenire persino il dolore lancinante che proveniva dalle mie orecchie, perennemente malate. Ormai la nonna ed io conosciamo a memoria le battute del cartone animato e ci divertiamo a citarle, facendo scuotere la testa ai miei genitori, che considerano questo passatempo e in generale il mondo delle fiabe, come qualcosa di infantile e non adatto ad un’anziana signora e ad una ragazza iscritta all’ultimo anno delle superiori.

« Non riempirle la testa di stupidaggini, mamma. Ormai è un’adulta» ripete spesso mio padre a sua madre, riferendosi alla mia persona, come se non fossi presente nella stanza. Poi inizia sempre ad illustrarci con una certa cura dei particolari, devo ammetterlo, la differenza sostanziale tra il mondo delle fiabe e la realtà. Non sono stupida e so benissimo che la vita non è una favola ed io non sono una principessa. Sono anche consapevole che il principe azzurro non esiste e che anche la Bestia è semplicemente una grande e piuttosto geniale invenzione di Beaumont, però credo che tutti noi abbiamo il diritto di evadere dalla realtà, quando questa diventa opprimente e che un po’ di fantasia riesca a rendere la nostra esistenza migliore e a farci vivere dei momenti più lieti e spensierati. E in vista della mia partenza per Wisconsin e del mio incontro con August Thompson , ho davvero bisogno di tutto questo.

In realtà, una volta, avevo creduto di aver incontrato il principe azzurro. Lui si chiama Colton Brown e frequenta la mia stessa scuola. Ho compreso ben presto che il mio cavaliere dalla brillante armatura non era altro che uno bullo, interessato solamente al baseball e ad intimorire gli studenti più deboli del nostro liceo. Non ha mai accettato il mio amore per la lettura e il mio interesse per le favole, anche se, per riportarmi con i piedi per terra utilizzava frasi meno gentili di quelle usate da mio padre.

Non fidarti mai delle apparenze, tesoro. Dietro ad un volto dai lineamenti perfetti possono nascondersi mille insidie. Afferma sempre la nonna. Ha ragione il volto di Colton sembra essere stato scolpito da un’artista, così come il suo corpo degno di una statua greca e modellato da anni di duri allenamenti sul campo di gioco e in palestra. Il cuore di un simile dio, però, è freddo come il ghiaccio e crudele. Su una cosa penso che Colton possa avere ragione. Non si fida di August Thompson e crede che sia una brutta idea quella di farmi trascorrere l’intero ultimo anno nella villa dei Thompson situata in una foresta nei pressi della cittadina di Janeswille, nel Wisconsin.

Non ho molta scelta, però, perché mio padre lavora per la multinazionale Thompson & Associati e se non porterò a termine il mio compito, non solo non otterrà una promozione, ma rischierà persino il licenziamento. Su August so pochissime cose. Mi sono trasferita a Los Angeles quando ormai il ragazzo era scomparso nel nulla, a seguito di un bruttissimo incidente automobilistico, che aveva compromesso le sue possibilità di continuare a praticare il baseball a livello agonistico. Prima del tragico evento August Thompson era stato per tutti un bullo da temere, sempre circondato dalle ragazze più belle della scuola, mentre ora il suo nome non incute più timore ed iniziano a circolare molte voci sul suo conto. All’epoca dell’incidente alcuni pensavano che il suo volto fosse rimasto sfigurato e che si fosse trasformato in una bestia, altri insistevano nel ribadire che August Thompson aveva tentato di togliersi la vita. Le ipotesi erano molteplici: per Sadie Lee il ragazzo aveva ingerito dei barbiturici mentre Casey Down era certa che l’ex capitano della squadra di baseball avesse tentato di tagliarsi le vene con le lamette per la barba. Colton, che in passato era stato il migliore amico di August e che ora è uscito dalla sua ombra, prendendone il posto, crede che Thompson sia vivo, in perfetta salute e pericoloso per la mia incolumità.

Non ho paura di August, mi ripeto, nonostante io creda che le ipotesi del mio ex fidanzato siano piuttosto plausibili. Temo, però, la solitudine e tremo al pensiero di perdere l’ultimo anno di liceo e tutti gli eventi indimenticabili ad esso legati, per seguire delle lezioni private, insieme a un ragazzo dal passato piuttosto turbolento, che forse non sarà felice di avere un’estranea in giro per casa. Una parte di me prova una grandissima tenerezza per August, per la sua solitudine e per i suoi sogni per il momento infranti. Mio padre mi ha informato su quali saranno i miei compiti: Edward Thompson desidera che aiuti suo figlio ad uscire dal guscio in cui si è rinchiuso dopo l’incidente. So già che non sarà facile, perché molte altre ragazze hanno fallito prima di me, ma per tutto il tempo in cui resterò nella villa dei Thompson nel Wisconsin potrò godere di tutti i privilegi di una giovane donna appartenente a una famiglia agiata. Quelli, però, sono dei privilegi di cui farei volentieri a meno. Sono una ragazza normale e vorrei vivere una vita normale. Vorrei avere la possibilità di prepararmi per il ballo d’inizio anno con Gabrielle e Sarah, le mie migliori amiche.

Non ho tempo per i rimpianti. Afferro le mie valige e scendo al piano di sotto, dove mio padre mi attende per accompagnarmi in aeroporto.

Davanti ai miei occhi si innalza una villa inospitale, che sembra il set perfetto per un film horror. Non sono una temeraria e mi nutro di latte e cartoni animati. Cerco di resistere alla tentazione di fuggire via e mi concentro su August. Quanto dolore deve celarsi in quella villa? Nessuna persona può essere felice in quel luogo così impervio. Prometto a me stessa che farò qualsiasi cosa pur di rendere la sua vita più piacevole, portando a termine nel migliore dei modi il compito che mi è stato assegnato. Sono scossa da un brivido quando realizzo che la foresta, che circonda la dimora dei Thompson, è talmente fitta e folta da impedire anche a un singolo raggio di sole di oltrepassarla e di illuminare la casa. August Thompson vive nelle tenebre. Sarò in grado di riportare la luce nella sua vita?

Non appena varco la soglia dell’imponente e spettrale dimora vengo accolta dal volto serio, ma allo stesso tempo bonario del maggiordomo e dal sorriso dolce di una signora sulla trentina, piuttosto paffuta e dall’aria simpatica.

«Benvenuta, signorina Harris.» mi saluta, l’uomo in modo formale, facendo cenno ad una delle cameriere, apparse all’improvviso, di portare i miei bagagli nella stanza, che mi è stata assegnata dal signor Edward.

«Suvvia, Arthur. Non essere così formale con la nostra ospite. Dovrà trascorrere con noi un anno. Dobbiamo farla sentire come a casa propria.» Mi rivolge ancora un sorriso mentre si presenta.

«Benvenuta, Haven. Sono la governante. Il mio nome è Carmen.» Non posso fare a meno di sorriderle, mentre mi guardo intorno, sperando di veder apparire il vero motivo della mia presenza in quella casa. Carmen sembra leggere nella mia mente, perché mi spiega, con un tono dolce e compressivo, che il signorino August è impegnato e che potrò conoscerlo all’ora di cena.

Il maggiordomo mi indica la mia stanza e mi informa che l’intera Villa è a mia completa disposizione, tranne l’ala ovest, quella occupata dal signorino, che è piuttosto geloso della propria privacy.

Giunta nella mia stanza, una volta rimasta sola, mi concedo un enorme sospiro. Se non altro sono riuscita a sciogliere il ghiaccio con il maggiordomo e la governante. So già che il mio rapporto con August sarà difficile, ma almeno avrò degli alleati, che lo conoscono e sapranno consigliarmi. Carmen Sanchez mi trova simpatica e sono certa che sarà disposta a darmi una mano, anche perché il benessere del signorino Thompson è la nostra priorità e il lavoro di mio padre dipende dal mio comportamento durante questo lungo anno.

Dopo aver svuotato le valige e sistemato le mie cose nell’armadio, deciso di sfruttare l’enorme smart tv che ho in camera e inserisco nel lettore il dvd del live action de La Bella e la Bestia. Dopo la prima mezzora di visione, inizio a scuotere la testa. Mi immedesimo nella protagonista e credo di essere finita all’interno della mia fiaba preferita. Mi sembra persino che Carmen assomigli alla mia adorata Mrs Bric.

Le favole non sono la realtà. Per calmarmi decido di ripetere a me stessa la frase preferita di mio padre. Qualcuno bussa alla mia porta, mi affretto ad aprire e un bel bambino moro fa la sua comparsa. Dovrebbe avere all’incirca otto anni e mi ricorda terribilmente Chicco. Ha ragione il mio papà: non sono capace di distinguere la realtà dalla finzione. Sono un caso disperato e dubito di essere in grado di aiutare August.

«Ciao, sono Francisco, il figlio di Mrs Sanchez. La mamma mi ha chiesto di avvisarti che la cena sarà pronta per le sette e mezza.»

La televisione cattura il bambino ed io decido di invitarlo a restare con me. Insieme ci godiamo le avventure della Bella e della sua amata Bestia e per un po’ non penso al mio imminente incontro con il ragazzo di cui dovrò prendermi cura.

Sono le sette e mezza e sto raggiungendo l’imponente sala da pranzo. Ora che è giunto il momento di affrontare August, inizio ad avere paura. Non sono poi così coraggiosa come ho sempre pensato di essere. Tutti i pettegolezzi dei compagni di classe fanno di nuovo capolino nella mia mente, accompagnati dalle cattiverie di Colton sul conto del suo ex migliore amico. La voce di mia nonna, però, si impone sulle altre. «Non lasciarti condizionare dalle apparenze.» Decido che quello sarà il mio mantra nei prossimi tre mesi.

Quando entro nel salone, August è seduto a tavola. Sarebbe un ragazzo meraviglioso se solo curasse di più il suo aspetto. Del giovane interessato ad uscire con le coetanee più belle del liceo, non è rimasto nulla. I suoi bei lineamenti sono oscurati dalla barba un po’ incolta e dai capelli che gli ricadono sulle spalle, senza un briciolo di cura. Probabilmente sono anni che il signorino Thompson non incontra un barbiere e il suo rapporto con il pettine sembra davvero problematico. Però sono i suoi occhi carichi di dolore a colpirmi più di tutto il resto. L’anima di August sembra morta e non so se sarò davvero in grado di portare a termine il compito che mi è stato assegnato. Lo osservo con ancora più attenzione e la scopro: ha una piccola cicatrice, quasi impercettibile, che parte dalla sua guancia per raggiungere l’orecchio sinistro.

August segue il mio sguardo e sembra leggermi il pensiero, mentre ci accomodiamo a tavola, seduti ognuno all’estremità opposta di un lunghissimo tavolo.

« Mi sono sottoposto a numerosi interventi di chirurgia plastica ed ora il mio volto è quasi normale. Ci sono cicatrici, però, che non possono essere eliminate così facilmente. Dubito che riuscirò a mettere di nuovo piede in un campo da baseball e di certo la presenza di una ragazzina pagata da mio padre per essermi amica, per quanto bella possa essere, non riuscirà a ridarmi la gioia di vivere.» grugnisce il giovane padrone di casa.

Le parole ragazzina pagata da mio padre mi ronzano nella testa e poi diventano pugnali che si infilano nel mio petto. Mi sento una venduta, una persona sporca.

Balbetto qualcosa per discolparmi, ma August mi blocca con crudeltà

«Vuoi forse negare di avere dei vantaggi? Di non ricevere qualcosa in cambio? Provo ad immaginare le tue motivazioni. Fermami in caso di errore. Sei qui per interesse. Tuo padre otterrà una promozione se diventerai la mia baby sitter, giusto? Non ho bisogno delle persone false come te. Non ho bisogno di te.» mi ruggisce contro con violenza. Furiosa e allo stesso tempo spaventata, fuggo via dalla sala.

Un’ora dopo Carmen e Francisco bussano alla porta della mia stanza, portando con loro un carrello pieno di ottime pietanze da gustare. «Servizio in camera.» scherza il bambino, strappandomi un sorriso, anche se il mio volto è solcato dalle lacrime.

«Non piangere, mia cara.» mi consola Carmen, sorridendomi dolcemente « August non è cattivo. Sta solo soffrendo e pensa di stare meglio ferendo anche gli altri. Non è mai stato un angelo, questo è vero, però la colpa è  dell’educazione che ha ricevuto. La sua natura è buona. Lo so perché gli sono sempre stata accanto, soprattutto nei momenti più bui». Le auguro la buonanotte e mentre la osservo percorrere il corridoio circondata dal figlio, mi domando se possa davvero fidarmi del suo giudizio. Infondo anche lei è iscritta nel libro paga di Edward Thompson.

Il mattino dopo mi sveglio con calma e mi avvio verso la cucina. Sto per bussare alla porta, ma sento alcune voci provenire dall’interno. Sono alla Villa da pochi giorni ma riesco a riconoscerle. Carmen e August stanno discutendo. Quando sento pronunciare il mio nome, rinuncio ad entrare nella stanza.

«Lei è quella giusta, piccolo mio. È vero che è stata mandata qui da tuo padre, ma è una ragazza molto dolce e sensibile. Vuole bene alla sua famiglia e per questo motivo è qui. Vuoi forse fargliene una colpa? »

«Ma ho paura, Carmen. Non so se sono ancora in grado di provare sentimenti come l’amicizia, l’affetto o l’amore. Mi sento così vuoto. Merito di stare così perché sono stato sempre egoista e superficiale e ho fatto soffrire tante persone». Singhiozza August, che non ha più nulla della bestia furiosa con cui mi sono scontrata la sera prima. In silenzio torno in camera mia, decisa a concedere ad August un’altra possibilità.

Così un’ora dopo mi ritrovo con lui nella grande sala da pranzo, ma questa volta, a differenza della sera precedente, il giovane Thompson si siede accanto a me.

«Haven, vorrei chiederti scusa. Sono stato davvero maleducato. Non avrei dovuto incolpare te, ma mio padre. Solo che lui è a Los Angeles e non viene quasi mai a trovarmi. Per farmi perdonare ti condurrò in un luogo che ti piacerà da morire». Mentre August parla il suo tono di voce si modifica, da titubante diventa sempre più sicuro e alla fine mi rivolge anche un sorriso, che mi affretto a ricambiare. Quel ragazzo ha bisogno d’affetto ed io sono disposta a donarglielo.

«Certo che ti perdono e non vedo l’ora di vedere questo posto meraviglioso» rispondo con ottimismo. Forse la mia permanenza nel Wisconsin sarà meno problematica del previsto.

August mi conduce in quello che potrei definire un vero e proprio paradiso terrestre: una biblioteca molto simile a quella che la Bestia aveva messo a disposizione della sua Belle. Le pareti dell’intera sala sono ricoperte di scaffali, che giungono fino all’alto soffitto e che possono essere raggiunti solo attraverso delle eleganti rampe di scale.

La realtà non è una favola penso, per cercare di scuotere me stessa dallo stato di profondo stupore in cui sono caduta. August scruta il mio viso e sorride.

«Sapevo che avresti apprezzato la biblioteca della mia bisnonna. Da oggi è a tua completa disposizione». Il tono gentile da lui utilizzato stona con quello della sera precedente e mi rendo conto che le parole sagge di Carmen hanno lasciato il segno nell’animo del padroncino.

Nelle settimane successive August ed io abbiamo trascorso molto tempo insieme. Dopo le lezioni con i nostri insegnanti privati, se il tempo ce lo consente, prendiamo uno dei tanti volumi antichi, contenuti nella biblioteca e lo leggiamo insieme.

I nostri romanzi preferiti sono i grandi classici, come Jane Eyre, Cime Tempestose e Orgoglio e Pregiudizio. Insieme ad August e con alcuni libri in grembo, il giardino della Villa non mi sembra più così austero e l’ombra fitta degli alberi non è più mia nemica. Forse perché il giovane Thompson emana una luce tutta sua, che illumina la mia vita e lenisce la nostalgia di casa, della mia famiglia e delle mie migliori amiche. La nonna crede che io mi stia innamorando di August, ma non è affatto così.

Un giorno, però, commetto un errore. Piove e le gocce trafiggono con forza la finestra della mia stanza. Un ruggito selvaggio mi sveglia a mezzanotte. Proviene dall’ala ovest, quella riservata ad August. Mi è ancora vietato l’accesso anche se ormai il signorino è diventato mio amico.

Afferro la vestaglia e decido di non rispettare l’unica regola che mi è stata imposta. Prendo una torcia e l’accendo. Mi sento trasportata all’interno di uno dei tanti romanzi gotici che sto leggendo con August. In pochi minuti raggiungo l’ala ovest e apro la porta di una stanza. Lui è lì, con la schiena scoperta e tatuata, rivolto verso la finestra. Il tatuaggio è un’enorme rosa rossa, inserita all’interno di una campana di vetro. Dei singhiozzi scuotono le spalle di August ed io mi muovo verso di lui. Vorrei consolarlo, ma finisco per tradire la mia presenza.

«Vai FUORI!» ruggisce ed io fuggo via.

Il giorno dopo, prima di colazione, qualcuno bussa alla mia porta ed è proprio lui, la mia Bestia.

«Ciao. Volevo chiederti scusa. Sono stato davvero maleducato, ieri sera. Volevi solo aiutarmi ed io invece ti ho allontanata.» si scusa lui.

«Ho infranto l’unica regola che mi è stata imposta. Non avrei dovuto farlo. Sono io a dovermi scusare con te.»

«Ho paura a mostrare i miei sentimenti. Non voglio sembrare debole e finisco per allontanare tutte le persone a cui tengo. Visto che non desidero perdere te, sono disposto ad esaurire ogni tuo desiderio». Il suo sorriso, mentre pronuncia quelle parole, ne dimostra la sincerità. Se voglio davvero aiutare August, devo farlo uscire dal suo guscio e nello specifico da quella villa, che non abbandona mai.

«Vorrei che tu mi accompagnassi a Janesville, però prima devo renderti presentabile» annuncio con il tono deciso, che non ammette repliche, indicando i suoi capelli leonini e la barba incolta e lui sa di non avere altra scelta se non quella di assecondarmi.

Senza la barba a coprire il suo bellissimo volto e con i capelli modellati in uno splendido taglio, August torna ad essere il ragazzo affascinante che è sempre stato e la sua risata finalmente è quella di un giovane uomo e non di un sopravvissuto.

So che siamo solo all’inizio e che dovrà percorrere un lungo cammino, ma sono felice dei suoi progressi. Trascorriamo insieme un pomeriggio meraviglioso, passeggiando per le vie della città e mangiando cibo spazzatura in un fast food.

Nei mesi successivi continuiamo ad uscire dal nostro guscio, a perderci tra le vie di Janesville e a passeggiare lungo i sentieri che conducono al lago. Il tempo scorre senza che io me ne renda conto e siamo giunti a Capodanno. Il 2020 sta per arrivare ed io sento che sarà pieno di cose positive per August, che sta migliorando ogni giorno di più.

Per Natale aveva organizzato un vero ballo, solo per noi due, nel grande salone della villa. Per l’occasione avevo indossato il mio primo abito lungo. Era color oro, proprio come quello di Belle e in quel momento mi sono sentita davvero una principessa. Ho potuto ballare con il mio principe per tutta la serata e per una volta non avevo voluto ripetere a me stessa che le favole non esistono.

Il 31 dicembre del 2019 sono con August in giardino e stiamo giocando a palle di neve, quando lo squillo del cellulare mi riporta duramente alla realtà. La voce preoccupata della mamma mi annuncia che la nonna ha avuto un infarto ed è stata ricoverata in ospedale in condizioni critiche.

August osserva preoccupato il mio volto pallido quanto un lenzuolo.

«Vorrei tenerti sempre accanto a me, ma proprio perché ti amo tanto, devo lasciarti andare da tua nonna. Organizzerò il tuo viaggio con Mrs Sanchez.» mormora con dolcezza, accarezzandomi la guancia con il polpastrello gelido.

«Tornerò perché ti amo anch’io» sussurro, baciandolo con passione.

Una settimana dopo mia nonna è fuori pericolo. Da due giorni, però, non ho più notizie di August e non riesco nemmeno a mettermi in contatto con nessuno dei domestici della Villa.

Sono preoccupata e vorrei tornare a Janesville al più presto, ma il dovere mi trattiene a Los Angeles.

Sto leggendo alla nonna un brano della nostra favola preferita, quando il mio cellulare inizia a squillare. Spero con tutto il cuore che dall’altra parte della cornetta ci sia August, ma a raggiungermi è la voce squillante della mia migliore amica Gabrielle.

«Non volevo disturbarti, ma visto il tuo rapporto speciale con Thompson, mi sono sentita in dovere d’informarti.» annuncia lei, con voce seria.

«È successo qualcosa ad August?» domando con il cuore in gola.

« Stava venendo da te. Si trovava a qualche isolato dall’ospedale quando è stato aggredito da Colton e dalla sua banda. L’hanno picchiato e lui ha avuto la peggio. I Thompson non hanno voluto lasciar trapelare la notizia, ma sai come funzionano le cose nella nostra scuola. Sadie Lee ha la madre che lavora all’ospedale ed è il medico curante di August. Devi stare tranquilla perché non è nulla di grave.» Gabrielle cerca di rassicurarmi, ma insisto per sapere dove si trova la mia dolce Bestia.

Poi corro fuori, mi precipito nel suo reparto e entro nella sua stanza. È solo, ha il volto ricoperto da lividi e il braccio ingessato.

Mi affretto a raggiungerlo e mi chino su di lui, schiudendo la sua bocca con un bacio. Sembra felice di vedermi, anche se la mia irruenza gli strappa un gemito di dolore.

«Mi dispiace» mormoro, allontanandomi da lui, con un’espressione colpevole dipinta sul viso.

«Non importa. Sono qui per te. Anche se quest’imprevisto non era nei miei piani. Non potevo sopportare di saperti sola a Los Angeles. So quanto tu sia legata a tua nonna e volevo starti vicino. Desidero tornare alla civiltà e a scuola. Ho deciso di tentare un’operazione alla spalla per sistemare la vecchia lesione e vedere se potrà esserci ancora un posto per me nel mondo del baseball. Voglio riprendermi la mia vita ed essere finalmente felice con te.» Mi informa.

Sorrido ad August e lo bacio di nuovo.

«Ti amo.» mormoro.

E vissero per sempre felici e contenti.

Fine.

 

Copyright @ 2020 Silvia Bucchi

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale. 

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12 commenti su “Storytelling Chronicles #7: Il ragazzo delle Tenebre

  1. Silvia Bragalini il said:

    Ciao Silvia!
    Sono contenta di scoprire che questo mese ti sei cimentata con un genere un po’ diverso dal tuo solito, il retelling (che anche io avevo utilizzato a luglio, se ben ricordi). La Bella e la Bestia è sempre una storia gettonata!
    Mi è piaciuto tanto questo tuo racconto, perché mi sembra che tu abbia inserito tutte le vicende rilevanti ed i simboli della fiaba originaria, ma in modo “nuovo” ed originale. Anche i personaggi sono fedeli a quelli Disney, anche se re-inventati in chiave contemporanea. Mi piace anche il modo in cui la storia è stata scritta, perché l’ho trovata scorrevole e davvero piacevole. Complimenti e alla prossima!

  2. Ciao Silvia! È stato davvero bello rileggere la Bella e la Bestia attraverso questo tuo racconto. Sei riuscita a ricreare perfettamente la favola in un’ambientazione moderna e mi è piaciuto molto come poi nel testo ci fosse sempre questo richiamo anche alla storia originale, che ha reso il tutto più forte. Il tuo stile, che trovo molto descrittivo e asciutto, riesce poi a rendere con precisione tutti gli avvenimenti principali dell’originale anche in questo retelling, aiutandoti a creare una storia che sviluppa pienamente la tematica del mese! Brava, davvero! È stato piacevole leggerti in questa impresa fuori dalla tua comfort zone, e posso dirti che hai superato la prova a pieni voti! 🙂

  3. Ooooh, un retelling <3 Sono contenta di non essere stata l'unica a scriverne uno :3 E per di più sulla mia fiaba preferita *-* Sei partita alla grande, insomma ahah

    Comunque, a parte le mie esternazioni da groupie, nel complesso ho apprezzato molto la tua rivisitazione -attenzione a certi errorini di battitura che ti sono sfuggiti, in particolare mi sono saltati all'occhio due "valige" dove manca la i e un "infondo" al posto di "in fondo"-, però, a mio avviso, andava esplorata meglio, nel senso, in certi punti mi è parsa quasi frettolosa 🙁 Ti lascio due esempi, da una parte il nascere dei sentimenti vicendevoli di August e Haven, dall'altra la rissa finale fra la combriccola di Colton e August: al posto tuo avrei speso qualche parola in più per far intuire meglio come ci si arriva ai tali eventi, dando magari una motivazione rilevante per cui accadono! Niente di che, eh, delle inezie di contorno rispetto al resto, perché, come già ti ho detto, il tuo racconto, in fin dei conti, mi è piaciuto molto 😉

  4. Anne Louise Rachelle il said:

    Eccola! Speravo tanto di leggere un retelling de La Bella e la Bestia (l’ho scelta anche io come tematica eheh ed è la mia fiaba preferita in assoluto!). E che dire, hai saputo organizzare tutti gli elementi topici della storia in maniera piuttosto originale, ricreando un intreccio asciutto, scorrevole e piacevole da leggere. In alcuni punti, avrei preferito un pizzico di approfondimento in più, ma sei riuscita comunque a catturarmi e a portarmi per mano fino all’epilogo del racconto. Nonostante sapessi che cosa sarebbe accaduto, ero curiosissima di sapere il “come” l’avresti riproposto tu. Quindi brava davvero! Alla prossima!

  5. Ciao Silvia!
    Ma che belli questi retelling ❤️ E de “La Bella e la Bestia” poi, la mia favola preferita! Felicissima di leggerla ancora e in chiave moderna! Hai fatto onore al film, con tutte le scene chiave presenti e ben reinterpretate dai personaggi.
    Sono contenta di vederti uscire dalla tua comfort zone, anche perché ti riesce benissimo! Hai uno stile molto buono, che ti porta nella storia con semplicità e ti ci fa sentire a tuo agio! Brava.

    Ti segno solo un refuso: “deciso di sfruttare”, dovrebbe essere “decido”. Per il resto bravissima.

    Federica

  6. Ciao.
    Mi è piaciuta la tua rivisitazione della favola, l’hai scritta bene nonostante sia fuori dalla tua confort zone. Apprezzo molto il fatto che tu ti sia messa in gioco e che tu abbia provato un genere diverso dal tuo solito.
    Ci sono delle imperfezioni, nulla di grave, con una rilettura sono sicura che correggerai tutto. Non so se sia voluto, ma ho notato che cambia anche il tipo di font e mi sono trovata un po’ spaesata perché non capivo la motivazione.
    Avendo poco tempo e spazio, mi rendo conto che dovevi scrivere tutto anche se avrei preferito sapere di più su alcuni punti della storia, su come si conoscono e anche sul finale.
    A presto

  7. Simona Busto il said:

    Un ottimo retelling. Ho apprezzato lo stile e la successione degli eventi.
    La storia mi ha incuriosito dalle prime righe, quindi la lettura è stata rapida e avvincente.
    August è un personaggio tenebroso e affascinante.

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